L’apnea notturna, definita come cessazione patologica del respiro >10 s che occorre durante le ore di sonno, costituisce un importante fattore di progressione dello scompenso cardiaco cronico, nonché un possibile indicatore di prognosi infausta. Essa determina, infatti, una serie di risposte meccaniche, emodinamiche, chimiche e infiammatorie con conseguenze avverse sull’omeostasi cardiovascolare. L’apnea notturna viene classificata come sindrome delle apnee notturne se accompagnata da un corteo di sintomi e segni specifici, quali sonnolenza diurna, cefalea mattutina e russamento che inducono ad effettuare un approfondimento diagnostico mediante monitoraggio cardiorespiratorio, necessario per intraprendere il più opportuno protocollo terapeutico. L’apnea notturna è distinta in una forma ostruttiva caratterizzata dal collasso delle strutture aeree superiori, che ha una prevalenza del 3% circa nella popolazione generale che arriva sino al 30% nello scompenso cardiaco, e in una forma centrale, determinata, invece, da un’instabilità del centro del respiro che si ritrova in circa il 40-60% dei pazienti con insufficienza cardiaca. L’individuazione della presenza di apnee notturne in tali pazienti è di grande importanza per intraprendere modifiche dello stile di vita e percorsi terapeutici in grado di determinare un miglioramento della qualità di vita, nonché un rallentamento della progressione dell’insufficienza cardiaca congestizia.