La terapia elettrica di risincronizzazione cardiaca (CRT) è un’utile terapia dello scompenso cardiaco (SC). Nei pazienti sintomatici con SC refrattario a terapia medica ottimale e con dissincronia cardiaca il “rimodellamento inverso” prodotto da questo provvedimento terapeutico consente di ridurre la mortalità totale e di migliorare la qualità della vita. L’aggiunta alla CRT della funzione di cardioversione-defibrillazione è ritenuta un ulteriore utile mezzo per ridurre la mortalità dovuta a tachiaritmie ventricolari. Purtroppo l’importanza di questo apporto nel computo totale della mortalità è tuttora indefinito; in particolare non è stato ancora chiarito se la funzione di cardioversione-defibrillazione consente di allungare significativamente la vita dei pazienti. L’incertezza che deriva da tale carenza di informazioni è motivo di comportamenti terapeutici molto differenti, caratterizzati da un uso più o meno esteso della funzione di cardioversione-defibrillazione. Anche le indicazioni provenienti dalle più recenti linee guida sull’argomento non sembrano chiarire i dubbi. In questa rassegna vengono analizzate nel dettaglio le problematiche legate all’indicazione alla CRT con o senza funzione di cardioversione-defibrillazione e vengono proposte soluzioni capaci di conciliare le posizioni più divergenti sulla base di considerazioni cliniche, etiche e socio-economiche.