Razionale. Nell’applicazione della terapia antitrombotica in un paziente con fibrillazione atriale (FA), il cardiologo può trovarsi nella condizione di essere il prescrittore, ma l’applicazione è condizionata in modo sostanziale dal medico di medicina generale. In questo studio osservazionale è stata valutata la frequenza e l’appropriatezza della prescrizione della terapia antitrombotica a livello di medicina generale, in funzione dei fattori di rischio tromboembolico, utilizzando lo score CHADS2.
Materiali e metodi. Analizzando i record del database computerizzato di 39 medici di medicina generale, sono stati individuati i record dei pazienti con FA non valvolare, e registrata la terapia prescritta ed i fattori di rischio tromboembolico.
Risultati. Sono stati individuati 951 casi di FA; controindicazioni alla terapia anticoagulante erano presenti in 96 pazienti (10.1%). Degli 850 pazienti rimanenti, 292 (34.4%) non ricevevano trattamento secondo indicazione da linee guida ed, in particolare, 102 (12.0%) non ricevevano alcuna terapia antitrombotica.
Conclusioni. Nella realtà di medicina primaria del Veneto, l’aderenza al trattamento antitrombotico raccomandato dalle linee guida nella FA non valvolare, pur confrontandosi favorevolmente con le casistiche pubblicate, presenta ancora necessità di miglioramento. Vi è l’esigenza di interventi formativi, ad ogni livello, e di trovare un’efficace comunicazione e collaborazione tra cardiologo e medico di medicina generale.