La considerevole evoluzione che si è realizzata nel campo della cardiostimolazione negli ultimi 30 anni ha permesso di semplificare significativamente le procedure di impianto, consentendo di realizzare in maniera sistematica, sicura ed efficace l’impianto transvenoso di pacemaker e defibrillatori. Tuttavia, il rischio iatrogeno di potenziali complicanze a breve e lungo termine continua ad essere non trascurabile, soprattutto in considerazione del crescente numero di protesi impiantate. Il possibile verificarsi di eventi avversi acuti e/o cronici praticamente in qualsiasi momento della “storia del dispositivo”, rendono conto di quanto importante sia, non solo per lo specialista aritmologo ma anche per il cardiologo clinico, una conoscenza adeguata delle potenziali complicanze, in maniera tale da garantire un’adeguata valutazione del rapporto rischio-beneficio prima dell’impianto, un pronto e precoce riconoscimento e, infine, un’adeguata gestione e trattamento.