L’aumento dell’età media della popolazione e l’utilizzo su vasta scala delle terapie farmacologiche raccomandate ha determinato un aumento costante del numero di pazienti con insufficienza cardiaca avanzata. Se da una parte l’efficacia dei trattamenti di antagonismo neurormonale e delle terapie elettriche è stata ormai dimostrata per i pazienti in classe funzionale avanzata, ancora non vi è consenso unanime nel definire le strategie di cura per i pazienti con scompenso cardiaco refrattario, in particolare per coloro che, per età o comorbilità, non sono candidabili a trapianto cardiaco. L’uso di farmaci inotropi resta confinata a gruppi ristretti di pazienti ed è spesso un trattamento palliativo. Sembra invece promettente l’esperienza, sempre più estesa, nell’uso di sistemi di assistenza ventricolare sinistra, sia come ponte al trapianto cardiaco, sia in alternativa ad esso (destination therapy).