Le cardiopatie nelle donne presentano uno spettro di incidenza, una gravità e una prognosi molto diversa rispetto alle medesime malattie nell’uomo. Inoltre, i mezzi utilizzati per porre una corretta diagnosi possono essere molto diversi nei due sessi. Quello che risulta davvero problematico quando si cerca di affrontare il problema dell’approccio “genere-correlato” alla cardiopatia aterosclerotica, è proprio la valutazione del rischio di sviluppare tale condizione nella donna.
Questa rassegna rappresenta l’opinione di un gruppo di esperti, facente capo alla Società Italiana di Cardiologia e coordinato dal suo presidente, su tutti i punti maggiormente dibattuti del rapporto donna-cardiopatia. Tale gruppo di lavoro ha analizzato la corposa letteratura prodotta negli ultimi anni, integrando i concetti emersi con la propria esperienza di professionisti avvezzi allo studio ed al trattamento di pazienti cardiopatici di sesso femminile.
In primis viene trattata l’epidemiologia della cardiopatia coronarica nelle donne, con risalto sulla differenza che esiste, ed è forte, tra la condizione di rischio della donna negli Stati Uniti d’America e la donna italiana. A seguire, vengono illustrati i nuovi fattori di rischio che sono stati specificamente studiati in popolazioni femminili e che potrebbero essere utilizzati per un migliore inquadramento del rischio cardiovascolare, e analizzate le differenze di genere sulla diagnosi, risposta alla terapia, prognosi della cardiopatia aterosclerotica. Vengono, infine, effettuate alcune considerazioni sulla terapia ormonale di sostituzione della menopausa e vengono forniti suggerimenti per un corretto inquadramento diagnostico, prognostico e terapeutico della donna.
La cardiopatia aterosclerotica rappresenta una patologia realmente differente nei due sessi. L’approfondita analisi della letteratura, integrata con l’esperienza clinica quotidiana di questo gruppo di esperti, ritiene ragionevole supporre che i meccanismi alla base dello sviluppo della malattia aterosclerotica possono realmente essere diversi, o meglio peculiari, nei due sessi. Di conseguenza, un approccio che tenga conto di tali differenze è fortemente raccomandato, al fine di ottenere una corretta diagnosi nella maggior parte dei casi, un’adeguata valutazione del rischio cardiovascolare globale e della prognosi, e un adeguato approccio terapeutico, con l’obiettivo ultimo di evitare le tante morti cardiovascolari che affliggono in maniera corposa il sesso femminile.