L’embolia polmonare acuta risulta la terza malattia cardiovascolare più frequente in Italia con circa 65 000 nuovi eventi/anno. Indipendentemente dall’attuazione di una corretta terapia medica iniziale lo 0.1-4.0% dei casi sembra evolvere in ipertensione polmonare cronica tromboembolica (IPCTE). Ogni anno si avranno così fino a 2500 nuovi malati di IPCTE. L’IPCTE è una malattia progressiva e potenzialmente letale per cui la terapia medica è esclusivamente palliativa e solo la chirurgia è in grado di modificarne il decorso naturale. L’endoarteriectomia polmonare (EAP) è il trattamento di scelta mentre il trapianto di polmone deve essere considerato solo qualora l’EAP sia controindicata. Allo stato attuale, nel mondo sono state eseguite pressappoco 4000 EAP. Solo una decina di centri sono in grado di effettuare l’intervento assicurando risultati d’eccellenza e duraturi nel tempo. Una corretta selezione dei malati, una tecnica chirurgica impeccabile e un’oculata gestione postoperatoria rappresentano d’insieme la chiave del successo nella cura chirurgica dell’IPCTE. In seguito all’intervento, la qualità e l’aspettativa di vita sono sovrapponibili alla popolazione generale di pari età. L’unica terapia necessaria è l’anticoagulazione orale.