Negli ultimi anni le Società Scientifiche Cardiologiche hanno promulgato linee guida con cadenze sempre più ravvicinate per via del rapido susseguirsi di nuove evidenze che si affacciano alla ribalta della gestione e della terapia delle sindromi coronariche acute. Le linee guida hanno crescente diffusione perché viene vieppiù percepita l’importanza sia di aggiornare velocemente i processi diagnostici e terapeutici, onde garantire il massimo successo della cura dei pazienti, sia per definire i principali criteri di appropriatezza dell’uso delle risorse mediche. Vi è ampia discussione nella comunità scientifica sul ruolo attuale delle linee guida, sulle varie fasi della loro elaborazione, sul processo decisionale che porta alla loro creazione e redazione. Esse infatti costituiscono la raccolta organica delle evidenze, derivanti da trial clinici controllati o da studi di registro od osservazionali, degli avanzamenti della Cardiologia. Sono anche emerse recentemente attente considerazioni su alcuni importanti limiti di questo genere di studi. I registri e le surveys sulle sindromi coronariche acute sono andati rapidamente aumentando di numero negli ultimi anni sia a livello internazionale (ENACT, GRACE, Euro Heart Survey ACS, NRMI), sia a livello nazionale; questi ultimi sono in gran parte di matrice ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri), alcuni condotti su tutto il territorio nazionale (BLITZ-1 e BLITZ-2), altri a livello regionale o locale (AI-CARE2, VENERE, GestIMA). Molte di queste osservazioni hanno considerato la discordanza tra gli aspetti gestionali e terapeutici nella pratica clinica e le indicazioni delle linee guida. Secondo i dati dei registri, in varie nazioni, nelle sindromi coronariche acute, con, ma soprattutto senza sopraslivellamento del tratto ST, molti aspetti della strategia terapeutica (in primis l’indicazione alla coronarografia e all’angioplastica, ma anche all’utilizzo di tienopiridine e degli inibitori delle glicoproteine IIb/IIIa) non vengono scelti in base al profilo di rischio del paziente. Nel nostro Paese ove, pur con alcune marcate disparità, l’offerta di risorse ha standard medi in linea con quelli degli altri paesi occidentali, è necessario ottimizzare l’utilizzo di queste risorse in funzione del profilo di rischio dei pazienti. L’utilità degli studi osservazionali è connessa anche alla trasmissione dal campo di un feedback agli estensori delle linee guida stesse per l’eventuale riconsiderazione o modifica di alcune indicazioni.
L’ANMCO, come le Società Cardiologiche di altre nazioni, ha tra i propri compiti istituzionali quello di disseminare la conoscenza delle linee guida e di verificare la loro applicazione attraverso meccanismi di condivisione con i Soci. Per attuare questi obiettivi, l’ANMCO ha in corso di realizzazione una serie di iniziative educazionali e scientifiche.