Razionale. Gli effetti degli acidi grassi sulla stabilizzazione delle membrane cellulari sono noti; è stata riportata la riduzione delle aritmie ventricolari e della morte improvvisa. Al contrario, esistono scarse evidenze di un effetto antiaritmico atriale. Scopo di questo studio è di valutare la riduzione di tachiaritmia-fibrillazione atriale ottenuta con la somministrazione di acidi grassi omega-3, in pazienti con pacemaker bicamerali.
Materiali e metodi. Abbiamo esaminato 40 pazienti con episodi di tachiaritmia atriale documentati ai periodici controlli del pacemaker. Ad ogni paziente è stata prescritta una dose di 1 g/die di acidi grassi omega-3; non sono state ammesse modifiche della programmazione del pacemaker o della restante terapia farmacologica. A 4 mesi è stato valutato il numero di episodi di tachiaritmia atriale ed il carico aritmico (in percentuale del tempo totale); a questo punto è stata interrotta la terapia con acidi grassi omega-3 ed i pazienti sono stati rivalutati dopo ulteriori 4 mesi.
Risultati. Due pazienti hanno sospeso il trattamento per eventi avversi di tipo gastroenterico. Il numero di episodi di tachiaritmia atriale pretrattamento è risultato in media di 444 ± 1161, ed il carico di tachiaritmia atriale di 3.89%; nel periodo di trattamento rispettivamente di 181 ± 436 (-59%, p = 0.037) e di 1.06% (-67%, p = 0.029); dopo la sospensione del trattamento, gli episodi di tachiaritmia sono stati 552 ± 1717 (p = 0.065) ed il carico totale di 2.69% (p = 0.003).
Conclusioni. I nostri dati suggeriscono che gli acidi grassi omega-3 possono avere un potente effetto di prevenzione delle recidive di tachiaritmia-fibrillazione atriale.