Razionale. L’evoluzione della popolazione dei pazienti sottoposti a rivascolarizzazione miocardica chirurgica rende difficile la stratificazione del rischio preoperatorio, la corretta interpretazione dei risultati ottenuti (in termini di morbilità e mortalità), il confronto delle casistiche riportate da diversi Centri. Scopo dello studio è stato valutare all’interno della nostra casistica se la comorbilità nel bypass aortocoronarico sia semplicemente fattore di rischio o possa divenire addirittura controindicazione all’intervento.
Materiali e metodi. Sono state valutate le caratteristiche di morbilità preoperatoria di 4999 pazienti sottoposti ad intervento di bypass aortocoronarico suddivisi in quattro distinti periodi (1979-1980, 1991-1992, 1994- 1998, 1999-2002) valutandone i risultati ospedalieri.
Risultati. Confrontando i quattro distinti periodi sono sempre più andati aumentando l’età, i pazienti di sesso femminile, la concomitanza di patologie associate extracardiache, la patologia coronarica trivascolare e la severità della disfunzione ventricolare sinistra. La mortalità operatoria è andata riducendosi sino al 2.3%. All’analisi multivariata dell’ultimo periodo considerato (1999-2002) solo l’insufficienza renale è risultata fattore di rischio di mortalità ospedaliera.
Conclusioni. Ad un incremento del rischio preoperatorio si accompagna una riduzione della mortalità ospedaliera grazie alle nuove tecniche ed approcci cardiochirurgici e all’aumentata capacità gestionale perioperatoria. La valutazione del peso prognostico a distanza della comorbilità indipendentemente dall’intervento di rivascolarizzazione miocardica è fondamentale per un corretto processo decisionale.