Razionale. Gli ottuagenari rappresentano la sottopopolazione a più rapida espansione demografica. La prevalenza di sindrome coronarica acuta è alta in questa popolazione che, quando affetta da tale patologia, presenta un rischio di mortalità e di eventi avversi più elevato rispetto ai pazienti più giovani. Gli anziani tuttavia sono più facilmente esclusi da una strategia terapeutica più aggressiva, che si è dimostrata più efficace proprio nei pazienti a rischio maggiore.
Materiali e metodi. Abbiamo analizzato con uno studio retrospettivo le motivazioni che ci hanno indotto ad escludere i pazienti dall’indagine coronarografica in un gruppo di 176 ottuagenari consecutivi ricoverati per sindrome coronarica acuta senza sopraslivellamento del tratto ST.
Risultati. Le caratteristiche demografiche così come la terapia medica e la funzione contrattile del ventricolo sinistro sono risultate analoghe nei due gruppi dei pazienti trattati con approccio aggressivo e conservativo. Non si sono documentate differenze significative neanche per quanto riguarda i fattori di rischio coronarici e il TIMI risk score. La più frequente causa di esclusione dall’approccio aggressivo è risultata la presenza di comorbilità (77% dei pazienti). Provando ad applicare l’indice di comorbilità di Charlson a questo gruppo abbiamo rilevato che il 32% dei pazienti esclusi dalla strategia invasiva non mostravano un carico di patologie associate così pesante come la valutazione a colpo d’occhio aveva giudicato.
Conclusioni. È auspicabile che l’utilizzo degli indici di valutazione delle patologie associate, opportunamente rivisti e corretti, diventino di pratica quotidiana, per evitare di negare una possibile rivascolarizzazione e quindi un miglioramento della qualità di vita ad un paziente anziano.