Scopo della valutazione cardiologica preoperatoria è quello di esaminare le condizioni dell’apparato cardiovascolare del paziente, rilevare patologie ancora ignote, ottimizzare la terapia pre- e postoperatoria, pianificare la strategia chirurgica, in qualche caso procrastinare o, solo eccezionalmente, annullare l’intervento. La valutazione clinica, condotta attraverso l’anamnesi, l’esame fisico e l’ECG, è il cardine fondamentale per la stratificazione del rischio cardiovascolare nella chirurgia non cardiaca e deve tenere conto oltre che dei fattori di rischio del paziente, anche del contesto (intervento di emergenza, intervento urgente, intervento di elezione) e del tipo di chirurgia che dovrà essere affrontato. L’eventuale ricorso ad indagini strumentali non invasive, più spesso l’ecocardiogramma ed il test da sforzo, è finalizzato essenzialmente a perfezionare la valutazione di due aspetti fisiopatologici che sono fondamentali per la definizione del rischio, la funzione ventricolare sinistra e l’ischemia miocardica, ed è giustificato solo se tali indagini sono in grado di modificare veramente l’ulteriore iter terapeutico. L’ecocardiogramma è utile soprattutto in pazienti con fattori di rischio maggiori quali sindromi coronariche instabili, scompenso, aritmie maggiori, valvulopatie severe. Il test da sforzo consente in fase preoperatoria una stima oggettiva della capacità funzionale del paziente, l’identificazione di un’ischemia o di aritmie prognosticamente rilevanti. Dal punto di vista organizzativo è raccomandabile un utilizzo sempre più ampio dell’istituto della preospedalizzazione che, almeno negli interventi programmati, possa ridurre al minimo il ricorso alla cosiddetta consulenza “last minute”.