Anche se migliorata, la prognosi dello scompenso cardiaco cronico rimane maligna, le percentuali di sopravvivenza sono in realtà simili a quelle del cancro. Data la rilevanza epidemiologica della malattia, l’assistenza alla fase terminale determina un significativo impatto organizzativo, alla ricerca della migliore qualità di cura o dell’aver cura, soprattutto quando curare non si può più.