L’iperattività è spesso non necessaria nella pratica clinica. L’applicazione di una “slow medicine” può portare a migliori risultati in molte situazioni. Essa permette agli operatori sanitari, ed in particolare a medici ed infermieri di avere tempo a sufficienza per esaminare i problemi personali, familiari e sociali dei pazienti, ridurre l’ansia di questi ultimi mentre attendono procedure diagnostiche e terapeutiche non urgenti, di valutare con attenzione procedure e tecnologie di avanguardia, prevenire dimissioni premature dall’ospedale ed infine offrire un adeguato sostegno emotivo ai pazienti terminali e alle loro famiglie.