L’ictus ischemico rappresenta la terza causa di morte dopo le malattie cardiache e le neoplasie, ma ancora non sufficientemente caratterizzata appare l’associazione tra diabete e malattia cerebrovascolare. Numerosi studi (Framingham, Copenhagen Stroke Study, Northern Sweden MONICA, NHANES) hanno però mostrato la maggiore prevalenza e ricorrenza dell’evento oltreché una peggiore prognosi dell’ictus ischemico nel soggetto diabetico. Dal punto di vista patogenetico la patologia dei minuscoli vasi perforanti assume particolare rilievo nel contesto di un quadro di microangiopatia diabetica (small vessel disease) anche se l’incremento del rischio cerebrovascolare dipende, inoltre, dall’eventuale presenza di fattori di rischio additivi e dal caratteristico profilo aterogeno. Significativo appare anche il ruolo patogenetico dell’iperglicemia della fase acuta in quanto diretto effettore del danno neuronale acuto e riconosciuto fattore prognostico negativo.
Sulla base dei dati epidemiologici e della frequente presenza di altri fattori di rischio additivi, la prevenzione del rischio cerebrovascolare nel soggetto diabetico si concretizza in interventi di prevenzione secondaria che riguarderanno l’applicazione di adeguate norme igienico-dietetiche, il controllo glicemico, sulla base di studi come l’UKPDS ed il DCCT che ne hanno ribadito l’importanza sia nel diabete di tipo 2 che nel diabete di tipo 1, l’impiego di farmaci ad azione vasoprotettiva come ramipril e perindopril, di antiaggreganti come aspirina e clopidogrel e di ipocolesterolemizzanti come le statine, tutti farmaci che, nell’ambito di trial controllati (HOPE, PROGRESS, CAPRIE, LIPID, CARE, WOSCOPS, 4S, ecc.) hanno dimostrato la loro efficacia nel ridurre l’incidenza di eventi cerebrovascolari in un soggetto ad elevato rischio cardiovascolare come il soggetto diabetico.