L’introduzione dei sistemi radiologici portatili di nuova generazione riducendo i costi di impianto e di ammortamento, ha consentito l’apertura di nuovi laboratori di emodinamica ad attività ridotta. Queste apparecchiature consentono di ottenere immagini di buona qualità, ma sono poco affidabili per le prestazioni protratte, per cui non sono idonee alle procedure interventistiche. D’altra parte l’estensione delle indicazioni alla coronarografia e all’angioplastica, con il relativo aumento dei fabbisogni della popolazione, permette di ridefinire i bacini di utenza per l’apertura di nuovi laboratori di emodinamica. Tuttavia la riduzione sia dei costi che dell’ampiezza dei bacini di utenza non modifica la necessità di mantenere elevati livelli di attività per i centri e per i primi operatori al fine di garantire la qualità delle prestazioni diagnostiche e interventistiche. I livelli ottimali di attività per i centri sono fissati negli standard nazionali a 800 coronarografie e a 400 angioplastiche coronariche l’anno, numeri che definiscono le premesse di esperienza che dovrebbe garantire la qualità delle procedure, con risultati ottimali e bassa incidenza di complicanze. Non è pertanto opportuno che tali parametri vengano modificati. La proliferazione dei laboratori consentita dalle apparecchiature radiologiche di nuova generazione espone al rischio di un aumento delle procedure inappropriate e quindi dei costi complessivi per la gestione dei pazienti cardiopatici senza un corrispondente vantaggio per prognosi e qualità di vita.
Per assicurare un rapido iter diagnostico-terapeutico per tutti i pazienti che necessitano di procedure invasive, invece di aprire nuovi centri, è opportuno ottimizzare l’efficienza dei collegamenti fra i piccoli centri e i centri di riferimento secondo protocolli concordati.