Nei centri non dotati di emodinamica la qualità dell’assistenza non è ottimale perché manca la disponibilità delle tecnologie e della cultura necessarie per una completa gestione dei pazienti cardiopatici con conseguente opportunità di trasferire i pazienti presso strutture in grado di affrontare più completamente sia l’aspetto diagnostico sia quello terapeutico. È verosimile che questo problema diventi sempre più complesso per la tendenza a trattare in modo invasivo le sindromi ischemiche acute. Queste esigenze potrebbero innescare un processo di proliferazione spontanea dei laboratori di emodinamica. I centri già dotati di laboratori di emodinamica vedono malvolentieri la proliferazione di piccoli centri perché intuiscono il pericolo di una riduzione della propria attività con conseguente perdita di prestigio, difficoltà nella ricerca scientifica e nella competizione internazionale. I gestori della Sanità, a loro volta, sono preoccupati che la nascita di nuovi centri di emodinamica porti ad un aumento dei costi.
C’è, comunque, la necessità di un nuovo modello organizzativo in grado di soddisfare le varie esigenze che tenga nella dovuta considerazione la necessità di salvaguardare la qualità delle prestazioni, la soddisfazione dei pazienti e degli operatori, e costi accettabili.
Si propone la costituzione di dipartimenti trasversali di emodinamica interventistica a cui fanno capo: 1) i laboratori di emodinamica diagnostica distribuiti nelle cardiologie con unità di cura intensiva coronarica con bacino di utenza tale da garantire il minimo delle procedure previste dagli standard, e 2) i laboratori di emodinamica interventistica distribuiti nelle cardiologie con bacino di utenza tale da garantire un numero ottimale di procedure previste dagli standard. I compiti del dipartimento saranno di coordinamento dell’attività di diagnostica ed interventistica, di insegnamento, di ricerca scientifica e di controllo della qualità.