Le statine, inibitori dell’HMG-CoA reduttasi, sono una classe di farmaci dotati di una potente azione ipocolesterolemizzante che riducono il colesterolo LDL del 35-45% ai dosaggi terapeutici comunemente adoperati.
Trial recenti, in particolare il Post CABG e l’AVERT, hanno dimostrato che in soggetti con coronaropatia un trattamento “aggressivo, cioè con alte dosi di statine, in grado di ridurre il colesterolo LDL a livelli < 100 mg/dl, determina risultati migliori in termini di risparmio di eventi, sia rispetto ai dosaggi comunemente adoperati di statine sia rispetto all’intervento di angioplastica, in soggetti con stenosi coronariche mono-bivasali < 50%.
È stato comunque osservato che le statine non si limitano a ridurre il colesterolo LDL bensì hanno dimostrato di avere un effetto terapeutico molto più complesso, che coinvolge gli elementi cellulari della placca nonché l’endotelio e le piastrine. Questi effetti sono definiti “pleiotropici” e sono in grado di “spegnere” gli elementi infiammatori della placca.
La placca aterosclerotica, formata da un core lipidico e da un cappuccio fibroso, è ricca di macrofagi, cellule muscolari lisce e linfociti T. A seguito di stimoli infiammatori, ad esempio LDL ossidate, i macrofagi presenti nel core lipidico e nel cappuccio fibroso vengono attivati dai linfociti T e secernono sostanze infiammatorie, particolarmente alcuni enzimi collagenolitici denominati “metalloproteasi” che frammentano il collagene ed indeboliscono fortemente il cappuccio fibroso. A seguito di tale evento, il cappuccio fibroso può fissurarsi e lacerarsi del tutto, innescando un fenomeno trombotico locale che partendo dal core lipidico, ove vi è ricchezza di fattore tessutale secreto dai macrofagi, si propaga al lume coronarico occludendolo.
Le statine hanno dimostrato di “smorzare” l’attività infiammatoria dei macrofagi e delle cellule muscolari lisce, inducendo queste ultime a secernere soltanto matrice extracellulare, che solidifica il cappuccio fibroso e ne impedisce la rottura.
L’attuale obiettivo terapeutico delle statine, pertanto, è innanzitutto quello di ridurre il colesterolo LDL, ma è anche quello di stabilizzare la placca aterosclerotica solidificando il cappuccio fibroso e riducendo il volume del core lipidico.