L’infarto miocardico si associa ad importanti alterazioni dei meccanismi nervosi di controllo che possono essere studiati con metodiche come l’analisi della variabilità della frequenza cardiaca e l’analisi della sensibilità barocettiva.
La conoscenza di tali alterazioni sia nella fase acuta sia nella fase postacuta dell’infarto del miocardio non solo ha permesso di descrivere con precisione la presenza di un’attivazione simpatica e di una ridotta modulazione vagale fin dalle prime ore di insorgenza dell’evento acuto, ma ha permesso di identificare sottogruppi di pazienti con una mortalità cardiaca aritmica e totale più elevata. Infatti questi pazienti sono caratterizzati da una drastica riduzione della variabilità della frequenza cardiaca che può essere facilmente messa in evidenza con differenti metodiche. La più semplice, l’analisi nel dominio del tempo, ha indicato che valori di SDNN < 70 ms identificano pazienti a rischio. L’analisi spettrale conferma in questi pazienti la perdita delle fisiologiche oscillazioni del periodo cardiaco che riflettono la modulazione autonomica. La ridotta capacità di risposta alla modulazione autonomica osservabile in questi pazienti a rischio elevato è inoltre manifestata dalla marcata riduzione della sensibilità barocettiva.
La conoscenza in ogni paziente del livello di alterazione dei meccanismi nervosi di controllo assume quindi un importante significato clinico che dovrebbe guidare non solo la stratificazione del rischio ma anche la scelta di terapie farmacologiche e non farmacologiche in grado di ridurre ulteriormente la mortalità nel postinfarto.