Razionale. È opinione corrente che le vie accessorie occulte e manifeste differiscano unicamente per l’assenza di capacità conduttiva anterograda delle vie occulte e che siano pressoché indistinguibili quanto a sede e a profilo sintomatologico dalle tachicardie reciprocanti. Lo scopo del presente studio è stato valutare se esistessero differenze cliniche o elettrofisiologiche tra due gruppi di pazienti con via accessoria occulta o manifesta e sintomatici per tachiaritmie sopraventricolari.
Materiali e metodi. Nel periodo gennaio 1999-giugno 2000, presso i centri aritmologici di Reggio Emilia e Lavagna (GE), sono stati sottoposti a studio elettrofisiologico e ad ablazione con radiofrequenza 42 pazienti consecutivi con tachicardia reciprocante atrioventricolare da via accessoria occulta. Essi sono stati confrontati con un gruppo di 48 pazienti consecutivi con via accessoria manifesta, sintomatici per tachiaritmie sopraventricolari.
Risultati. Tra i due gruppi non sono state osservate differenze significative quanto a sesso, prevalenza di cardiopatia organica ed età di inizio dei sintomi correlati a tachiaritmia. I pazienti del gruppo con via occulta presentavano una più lunga (22 ± 16 vs 13 ± 13 anni, p < 0.05) storia di episodi tachiaritmici e sono stati sottoposti ad ablazione ad un’età (48 ± 15 vs 40 ± 16 anni, p < 0.05) significativamente maggiore rispetto ai pazienti con via manifesta. La prevalenza di episodi spontanei di fibrillazione atriale era significativamente maggiore nel gruppo con via manifesta (50 vs 9.5%, p = 0.02). Le tachicardie reciprocanti non differivano quanto a frequenza cardiaca media ma tendevano ad avere una durata maggiore ed a causare più frequentemente lipotimia (47 vs 22%, p < 0.05) ed accessi in Pronto Soccorso (76 vs 35%, p = 0.01) nel gruppo con via occulta. Le vie occulte, a differenza di quelle manifeste, presentavano una localizzazione prevalentemente sinistra (93 vs 64%, p < 0.05) . La distribuzione delle vie accessorie attorno all’anello mitralico era invece simile. Non sono state osservate differenze significative relativamente alle caratteristiche elettrofisiologiche retrograde delle vie accessorie e all’inducibilità di altri tipi di aritmie. La percentuale di successo del trattamento ablativo è stata simile (100 vs 98%, p = NS) in entrambi i gruppi e comparabile ai dati della letteratura. Complicanze periprocedurali si sono osservate solamente durante il trattamento di vie accessorie sinistre e l’incidenza (5 vs 8%, p = NS) è risultata sovrapponibile nei due gruppi, indipendentemente dall’approccio utilizzato, transettale o retrogrado aortico. Un numero maggiore, seppur non significativo, di recidive della conduzione lungo la via accessoria (12 vs 5%, p = NS) si è evidenziato nel follow-up nei pazienti con via manifesta. Tutti i pazienti sono stati sottoposti con successo ad una nuova procedura. Nessun paziente ha presentato complicanze a distanza.
Conclusioni. I pazienti con via anomala occulta presentavano una più lunga storia di episodi tachiaritmici e sono stati sottoposti al trattamento ablativo ad un’età significativamente maggiore rispetto ai soggetti con via manifesta. Una maggior prevalenza di episodi di fibrillazione atriale è stata osservata nei pazienti con via manifesta. Le tachicardie reciprocanti atrioventricolari tendevano ad essere più prolungate ed a causare più frequentemente lipotimie ed accessi in Pronto Soccorso nel gruppo dei pazienti con via occulta. Le vie accessorie occulte, a differenza delle manifeste, presentavano una localizzazione prevalentemente sinistra. Le proprietà elettrofisiologiche retrograde delle vie accessorie erano comparabili. I risultati dell’ablazione transcatetere sono stati simili in entrambi i gruppi.