Gli autori prendono in esame i principali indici predittori di rischio aritmico nei pazienti con insufficienza cardiaca, quali l’eziologia ischemica, il grado di disfunzione sistolica, la classe funzionale NYHA, la presenza di disfunzione diastolica associata, lo squilibrio elettrolitico, la dispersione del QT, le anomalie di conduzione e la vulnerabilità ventricolare allo studio elettrofisiologico. Quest’ultimo fattore riveste un ruolo più importante nella cardiomiopatia ischemica che in quella non ischemica. Per quanto concerne il trattamento farmacologico, vengono riesaminati i risultati dei principali trial sulla mortalità improvvisa nello scompenso. In particolare, gli autori sottolineano il ruolo chiave dei betabloccanti ed anche l’efficacia dello spironolattone, nonché del trattamento combinato farmacologico dello scompenso nella prevenzione della morte improvvisa aritmica. Al contrario, i farmaci antiaritmici e quelli inotropi possono comportare un incremento degli eventi aritmici e del rischio di morte improvvisa. La digitale, infine, riduce, verosimilmente, la mortalità per scompenso, incrementando quella aritmica.