Razionale. I risultati e le conclusioni di recenti studi multicentrici sull’embolia polmonare acuta denotano numerose discrepanze per quanto concerne diagnosi, prognosi e terapia. Tali discrepanze sono in buona parte riconducibili all’eterogeneità dei collettivi presi in esame e alla conseguente precarietà dei confronti tra casistiche. Questo nostro studio prospettivo verte esclusivamente su embolie polmonari caratterizzate da un quadro emodinamico di cuore polmonare acuto esaminate in un unico centro ospedaliero. Particolare attenzione è stata rivolta, oltre che alle manifestazioni cliniche ed elettrocardiografiche, alle malattie di base, alla mortalità intraospedaliera, alle recidive emboliche e ai fenomeni emorragici in funzione della terapia.
Materiali e metodi. Sono stati presi in considerazione 160 pazienti (103 donne con età mediana di 71 anni e 57 uomini con età mediana di 65 anni) nei quali il sospetto clinico ed i reperti ecocardiografici suggestivi di embolia polmonare acuta hanno trovato conferma nella scintigrafia polmonare perfusoria, nell’angiopneumografia, nello studio del sistema venoso periferico e/o nel riscontro autoptico.
Risultati. Le più comuni manifestazioni cliniche sono state: dispnea (92% dei casi), tachicardia (80%), disturbi della vigilanza (44%), arresto cardiaco (22%) e shock (20%). Un dolore toracico era stato dichiarato soltanto dal 27% dei soggetti. In nessun caso l’ECG è risultato normale, mentre un blocco di branca destra, generalmente incompleto, è stato notato nel 47% dei casi. L’inversione dell’onda T nelle precordiali destre (32% dei casi) non era correlata alla gravità e al decorso dell’embolia polmonare. Tra le malattie di base tromboembolie venose in atto o pregresse sono state rilevate rispettivamente nel 53 e 26% dei pazienti. Solo in 2 casi su 160 l’embolia polmonare era secondaria a trombosi venosa profonda degli arti superiori. La sola eparina endovena è stata usata nel 36% dei pazienti, l’associazione trombolitici + eparina nel 56%. Emorragie maggiori si sono manifestate nel 9% dei malati trattati con sola eparina endovena, nel 16% di quelli trattati con trombolitico + eparina. In termini statistici la mortalità (17% per i casi trattati con sola eparina, 27% per quelli trattati con l’associazione, generalmente più compromessi) è apparsa legata oltre che all’arresto cardiaco e - in minor misura - allo shock iniziali, alle recidive emboliche (7% su 160 casi) e a cardiopatie preesistenti; non all’età, ai trombi intracardiaci e ai tumori. La prognosi è risultata assai diversa in rapporto alla presentazione clinica, con una mortalità oscillante tra l’11% in assenza di ipotensione sistemica e il 77% in caso di arresto cardiaco.
Conclusioni. Anche l’embolia polmonare cosiddetta “massiva”, quale si osserva soprattutto in ambiente cardiologico, rappresenta quindi un vero e proprio “spettro” di situazioni patologiche. Questa considerazione va tenuta presente non solo ai fini prognostici e terapeutici nel singolo caso, ma anche quando si ricorra a metanalisi.