La capacità di fare previsioni in medicina si fonda sull’induzione, cioè quel procedimento logico che cerca di ottenere una verità estrapolabile in senso generale partendo dalla raccolta e dall’analisi di casi singoli. Un primo tipo di induzione è quella definita completa o matematica, che permette un salto da un insieme finito ad un altro più ampio ed infinito di casi. L’induzione matematica è un procedimento logico, completamente consequenziale e per questo la dimostrazione ottenuta è sempre certa. Invece la conoscenza in medicina si fonda su un’induzione empirica, ottenuta cioè dall’osservazione di un numero sufficientemente ampio di casi reali. Tuttavia le conclusioni indotte empiricamente presentano un inevitabile grado di incertezza, perché non possono essere dedotte logicamente. La statistica è lo strumento impiegato per “pesare” in qualche modo il grado di fiducia in una conclusione indotta dall’osservazione di numerosi casi singoli. Tuttavia essa ha il limite di quantificare comportamenti globali, per cui la generalizzazione che viene indotta dall’inferenza statistica riflette solo gli effetti finali medi che si verificano sotto alcune condizioni.
Vengono discussi i problemi che sorgono inevitabilmente quando si passa da affermazioni generali indotte dall’osservazione di ampie casistiche alla gestione di pazienti individuali. In contrapposizione vengono presentati i limiti, ma anche il valore complementare, dei casi clinici.