Razionale. L’uso di ciclofosfamide ad alte dosi sino a 7 g/m2 costituisce il nucleo di numerosi protocolli di chemioterapia. La tossicità dose-limitante non ematologica è rappresentata da una cardiomiopatia acuta, a volte fatale, la cui fisiopatologia è poco nota. Studi autoptici hanno descritto necrosi miocardica emorragica, edema interstiziale e danno endoteliale del microcircolo. Il dosaggio delle troponine, specie della troponina I, costituisce il marker più sensibile e specifico di necrosi miocitaria in differenti situazioni cliniche.
Materiali e metodi. Abbiamo eseguito un monitoraggio di creatinfosfochinasi, MB massa e troponina I nelle prime 72 ore dopo l’infusione in 5 dosi/24 ore della ciclofosfamide, associato al monitoraggio elettrocardiografico ed eco-Doppler, in una popolazione di 16 pazienti consecutive affette da tumore della mammella.
Risultati. Non si è osservato alcun caso di insufficienza cardiaca acuta né movimento enzimatico. Gli ECG seriati hanno presentato in 6 casi una riduzione del voltaggio del QRS e/o alterazioni aspecifiche del tratto ST. Il monitoraggio eco-Doppler ha mostrato in 6 casi aumento del volume telediastolico e/o telesistolico del ventricolo sinistro ma senza riduzione della frazione di eiezione al di sotto dei valori normali; in 2 di essi è comparsa un’alterazione del rapporto E/A mitralico, tipo alterato rilasciamento diastolico.
Conclusioni. Il nostro protocollo di infusione frazionata di ciclofosfamide ad alte dosi non causa cardiotossicità clinica e nessun danno miocardico diretto, come documentato dal dosaggio seriato della troponina I. Le alterazioni osservate di tipo elettrico (ECG) e morfo-funzionale (eco-Doppler) suggeriscono invero alterazioni della struttura miocardica: esse si verificherebbero a carico della componente endoteliale- interstiziale del microcircolo piuttosto che a livello della componente miocitaria e potrebbero costituire il target primario della tossicità acuta della ciclofosfamide.