recensione
BUONE PRATICHE PER LA SICUREZZA IN SANITÀ
Quinto Tozzi, Giovanni Caracci, Barbara Labella
Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2011.

È diventato di moda parlare di “buone pratiche” e non soltanto a proposito di cure mediche o più in generale di sanità. Ma che cosa si intenda dire con questa espressione non appare chiaro, né unanimemente condiviso. Allo stesso modo, non sappiamo neppure quale sia il modo migliore per descrivere le “buone pratiche” e tanto meno ne sappiamo utilizzare al meglio le grandi potenzialità, come il mettere in evidenza il buon lavoro svolto da molte strutture ospedaliere, o diffondere le evidenze scientifiche più recenti ed i modelli organizzativi più sicuri ed efficaci, ma anche il sostenere concretamente i cardiologi nelle azioni di miglioramento della qualità e della sicurezza dei pazienti e degli operatori.
È vero infatti che, anche se non tutte, di certo la maggior parte delle attività cliniche ed organizzative di una struttura sanitaria, e cardiologica in particolare, possono essere “lette” e valutate attraverso la lente della buona pratica: è quello che facciamo quando ricerchiamo i requisiti di qualità, le evidenze di efficacia e le corrette metodologie di attuazione, spesso sulla base delle esperienze già condotte. Ed è proprio la necessità di una raccolta sistematica delle esperienze e di una loro attenta valutazione, attraverso requisiti specifici e l’uso di indicatori validati e ripetibili, che ha favorito la nascita degli “Osservatori Buone Pratiche”, con il compito di valutare e classificare le migliori esperienze, ma anche di implementare le buone pratiche stesse favorendo la creazione di una rete “virtuosa” tra le strutture e gli operatori sanitari che le hanno realizzate. In altri termini gli Osservatori Buone Pratiche rendono più efficiente, efficace e capillare il quotidiano, ma frammentato scambio di esperienze tra le diverse strutture cardiologiche e permettono alle buone pratiche di divenire non solo uno strumento di trasmissione della conoscenza, al pari di una sofisticata tecnica formativa, ma anche di disseminazione efficace di linee guida cliniche ed organizzative.



Purtroppo, in cardiologia la conoscenza di questo strumento è ancora parziale e poco nota, nonostante una realtà assai ricca di pregevoli esperienze, sia cliniche che organizzative, che meriterebbero di essere poste all’attenzione, non solo della comunità scientifica, ma anche delle amministrazioni, delle istituzioni e degli stessi pazienti per favorirne un’ampia diffusione e per elevare il livello di qualità e sicurezza di un maggior numero di strutture cardiologiche. Lo scopo principale delle buone pratiche e degli Osservatori, che le raccolgono, le classificano e le diffondono, è perciò quello di facilitare, nell’ambito della comunità scientifica, delle istituzioni e della popolazione generale, la conoscenza, ma anche la condivisione in altre realtà di esperienze dimostratesi già efficaci ed implementabili, evitando la reiterazione di errori già noti ed un inutile spreco di tempo e di risorse.
Il testo, volutamente schematico ma di agile lettura, nasce dalla consolidata esperienza degli autori ed ha il pregio di definire con chiarezza i requisiti di qualità necessari alle buone pratiche, il percorso da seguire per raggiungerle, ma anche le metodologie di valutazione delle esperienze, attraverso la descrizione dei vari modelli di Osservatorio esistenti. Ed infine, quel che è più importante, può essere uno strumento immediatamente utilizzabile per l’autovalutazione delle proprie attività cliniche ed organizzative.
Massimo Uguccioni 
U.O.C. di Cardiologia
Ospedale CTO “Andrea Alesini” - ASL RMC, Roma