Dieci quesiti in tema di test da sforzo cardiopolmonare: tutto quello che il cardiologo osa e non osa chiedere

Ailia Giubertoni, Luca Cumitini, Simone Fodra, Andrea Giordano, Davide Avenoso, Giuseppe Patti

RIASSUNTO: Il test da sforzo cardiopolmonare (CPET) è un esame sicuro che analizza a fondo la fisiopatologia dello sforzo. L’obiettivo di questo articolo è fornire delle nozioni semplici e concise che possano aiutare, anche coloro che non si occupano in prima persona di CPET, a comprenderne meglio gli utilizzi e le potenzialità per la pratica clinica. A differenza del test ergometrico convenzionale e del test del cammino dei 6 min, l’analisi dei dati ricavati da tale esame mediante gli appositi grafici e tabulati permette di studiare in maniera completa la risposta cardiaca, ventilatoria, neurormonale e metabolica allo sforzo, oltre che oggettivare accuratamente il grado di limitazione allo sforzo e la sua eventuale causa. Nella Medicina dello Sport il CPET viene applicato sia per programmare l’allenamento degli atleti, che per diagnosticare e valutare vari contesti patologici. Uno degli utilizzi classici del CPET è la sua applicazione nei pazienti con scompenso cardiaco, nei quali, oltre ad agevolare la diagnosi e il follow-up, rappresenta uno strumento molto utile nello stratificare il rischio di eventi futuri e valutare l’eleggibilità dei pazienti a trapianto cardiaco o impianto di sistemi permanenti di assistenza ventricolare. Nei pazienti con ipertensione polmonare, oltre a facilitare la diagnosi, anche in fase precoce, il CPET è utile per la stratificazione prognostica. Simile applicazione vi è anche nel contesto delle cardiomiopatie e delle cardiopatie congenite. In queste ultime il CPET si presenta anche come un alleato nella difficile standardizzazione della gestione dei pazienti. Oltre a queste applicazioni classiche, il CPET può essere un valido strumento nella valutazione di patologie non cardiache, che alterino la tolleranza allo sforzo, come quelle polmonari o neuromuscolari. È molto efficace anche nel predire il rischio operatorio di alcuni interventi chirurgici, come la resezione polmonare.