Ipertensione arteriosa secondaria: diagnosi e trattamento

Paolo Verdecchia, Gianpaolo Reboldi, Giovanni Mazzotta, Martina Zappa, Fabio Angeli

RIASSUNTO: L’ipertensione arteriosa (IA) non riconosce evidenti cause patogenetiche nella grande maggioranza dei pazienti (IA essenziale). Tuttavia, nel 5-10% dei pazienti ipertesi è possibile riconoscere una causa secondaria alla base dell’ipertensione e tale prevalenza aumenta fino ad oltre il 20% nei pazienti con IA di difficile controllo oppure francamente resistente al trattamento. Nei bambini, l’IA secondaria è più spesso dovuta a coartazione aortica, stenosi aortica toracica distale o addominale, o a mutazioni di geni specifici. Nei soggetti adulti o anziani l’IA secondaria è più spesso dovuta a stenosi aterosclerotica dell’arteria renale, iperaldosteronismo primitivo, malattia o sindrome di Cushing. La nefropatia parenchimale e l’iperparatiroidismo possono essere causa di ipertensione un po’ a tutte le età, mentre il feocromocitoma e il paraganglioma tendono a manifestarsi più spesso nei soggetti adolescenti o nei giovani adulti. In generale, l’IA secondaria andrebbe sospettata in soggetti con: a) insorgenza di ipertensione al di sotto dei 30 anni di età soprattutto se in assenza di familiarità ipertensiva o altri fattori di rischio per IA; b) IA resistente al trattamento; c) ipertensione severa (>180/110 mmHg), maligna o in caso di emergenze ipertensive; d) aumento rapido dei valori pressori in pazienti sempre ben controllati. Possono essere di aiuto eventuali segni clinici sospetti o suggestivi per ipertensione da cause endocrine, un profilo pressorio “reverse dipping” o “non-dipping” al monitoraggio pressorio delle 24 h, non giustificato da altri fattori, segni di evidente danno d’organo. Infine, da non trascurare i pazienti russatori o con chiare apnee notturne.