Il follow-up del paziente con scompenso cardiaco acuto e cronico: stratificazione del rischio per diversificare il percorso
Il follow-up del paziente con scompenso cardiaco acuto e cronico: stratificazione del rischio per diversificare il percorso
Samuela Carigi, Vittoria Rizzello, Renata De Maria, Raul Limonta, Francesco Orso, Matteo Bianco, Luisa De Gennaro, Maria Vittoria Matassini, Paolo Manca, Concetta Di Nora, Maria Denitza Tinti, Vittorio Palmieri, Alessandro Navazio, Giovanna Geraci, Furio Colivicchi, Massimo Grimaldi, Fabrizio Oliva, Mauro Gori
Riassunto. Lo scompenso cardiaco rappresenta una patologia ad elevato impatto clinico-assistenziale. Attualmente l’incidenza in Europa è di circa 5/1000 persone/anno nella popolazione adulta, con una prevalenza dell’1-2%. La prognosi è gravata da un tasso di mortalità e di ospedalizzazione ancora alto. La fase immediatamente successiva all’ospedalizzazione viene definita come “periodo vulnerabile”, perché caratterizzata dal maggior numero di eventi clinici: rischio di riospedalizzazione e di morte rispettivamente del 30% e 10%. La presa in carico del paziente in questa fase è cruciale e deve essere affiancata da un processo di stratificazione del rischio, indispensabile per pianificare un follow-up quanto più possibile personalizzato, necessario anche per l’ottimizzazione delle risorse. Nella fase cronica della malattia, la stratificazione del rischio appare analogamente importante, in quanto potrebbe rappresentare uno strumento di supporto nella transizione del paziente dall’ospedale al territorio. Scopi di questa rassegna sono rivedere le raccomandazioni per il follow-up delle linee guida europee ed americane, descrivere gli strumenti a disposizione del clinico per stratificare la prognosi e diversificare il percorso, ed infine ipotizzare uno schema di follow-up sia nel contesto post-acuto che cronico.