Ruolo dell’infiammazione nello scompenso cardiaco con frazione di eiezione preservata: dalle interazioni nefro-metaboliche alle implicazioni terapeutiche future
Ruolo dell’infiammazione nello scompenso cardiaco con frazione di eiezione preservata: dalle interazioni nefro-metaboliche alle implicazioni terapeutiche future
Emilia D’Elia, Manuela Benvenuto, Ilaria Battistoni, Marco Cittar, Gianluigi Tagliamonte, Daniele Masarone, Geza Halasz, Raul Limonta, Luisa De Gennaro, Renata De Maria, Samuela Carigi, Matteo Bianco, Concetta Di Nora, Paolo Manca, Maria Vittoria Matassini, Vittoria Rizzello, Vittorio Palmieri, Claudio Bilato, Giovanna Geraci, Mauro Gori, Furio Colivicchi, Massimo Grimaldi, Fabrizio Oliva, Massimo Iacoviello, a nome dell’Area Scompenso Cardiaco e dell’Area Cardiorenale e Metabolica ANMCO
Riassunto. Lo scompenso cardiaco con frazione di eiezione preservata (HFpEF) è un’entità clinica complessa, frequentemente associata a malattia renale cronica (CKD). Studi recenti indicano che il 50-60% dei pazienti con HFpEF presenta anche CKD, ed anche la prevalenza di HFpEF nei pazienti con CKD è consistente. L’infiammazione sistemica cronica di basso grado è comune in entrambe le condizioni ed è correlata a fattori di rischio come obesità, insulino-resistenza e diabete. L’iperattivazione del recettore dei mineralcorticoidi gioca un ruolo centrale in questo processo, contribuendo alla fibrosi interstiziale e all’infiammazione. Altri fattori, inclusi l’acidosi metabolica, la disbiosi intestinale e la ridotta espressione della proteina α-Klotho, amplificano la risposta infiammatoria. Tale infiammazione sistemica riduce la produzione di ossido nitrico, compromettendo la funzione diastolica cardiaca e concorrendo, insieme con la sindrome metabolica e l’invecchiamento, ad aggravare ulteriormente la già complessa patologia cardiaca. Le strategie terapeutiche volte a ridurre l’infiammazione, come gli inibitori del sistema renina-angiotensina-aldosterone e gli inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio di tipo 2, mostrano un potenziale promettente. Inoltre, l’uso di farmaci antinfiammatori e nuovi interventi per ripristinare l’equilibrio del microbiota intestinale potrebbero offrire nuove opportunità per migliorare la prognosi nei pazienti con HFpEF e CKD. Ulteriori studi sono necessari per chiarire l’efficacia clinica di questi approcci e il loro ruolo nell’ottimizzazione della gestione di questa popolazione complessa.