Il 28 gennaio 2014 ci ha lasciato il prof. Lucio Parenzan, illustre cardiochirurgo e maestro riconosciuto nell’ambito della cardiochirurgia pediatrica.
Lo ricordano su questo numero del Giornale Maria Frigerio, Editor, Paolo Ferrazzi, uno dei suoi più costanti collaboratori a Bergamo, e Sabino Scardi, amico di sempre. 




La sedia vuota – in memoria del prof. Lucio Parenzan


Nel settembre scorso, a Milano, la quarta giornata del Corso di Aggiornamento organizzato da 47 anni dal Dipartimento “De Gasperis” si prolungava con un evento speciale, intitolato “Incontro con i maestri: dalla storia al futuro”: in poco più di un’ora, davanti a un pubblico per metà emozionato e per metà curioso (in rapporto all’anagrafe) ma tutti ugualmente interessati e coinvolti, giovani medici del Dipartimento intervistavano alcuni dei grandi maestri della cardiologia e della cardiochirurgia italiana: Fausto Rovelli, Fulvio Camerini, Attilio Maseri, Mario Viganò, Alberto Zanchetti.
Tra loro, una sedia vuota: quella del Professor Lucio Parenzan, che avevamo invitato e che purtroppo per ragioni di salute non aveva potuto partecipare. Fino all’ultimo c’erano state telefonate e contatti, a testimoniare il rammarico del Professore, che appariva pari al nostro, per non aver potuto incontrare i suoi amici e i giovani medici. A ripensarci oggi, dopo la sua scomparsa, leggo questo piccolo episodio come un altro segno del carattere dell’uomo, fatto di fedeltà agli impegni presi, valore dato alle relazioni profonde, apertura alla condivisione della cultura e dell’esperienza, tensione per la formazione dei giovani.
Nel mio dispiacere personale per non aver avuto altre occasioni per incontrare il Professore, lascio ai colleghi che in diversi modi gli sono stati più vicini il ricordo della sua vita e della sua opera.
Per parte mia, credo che Lucio Parenzan, che come focus principale del suo lavoro aveva scelto i bambini ammalati di cuore, le cardiopatie congenite (ovvero una categoria debole, una condizione complessa), sia stato un grande cardiochirurgo perché in primo luogo era uno straordinario medico: un medico con una visione profonda e pervasiva del proprio ruolo e della professione, lungimirante nell’interpretazione delle necessità dei pazienti e dei cambiamenti dell’assetto dell’organizzazione delle cure, generoso e mai geloso della propria cultura, come testimoniato non solo dalla sua carriera di cardiochirurgo presso i nostri ospedali ma anche dal suo impegno per la formazione internazionale. Il Professor Parenzan, che da quando ha cominciato non ha mai smesso di essere un medico, ci insegna che abbiamo il privilegio di fare un mestiere nel quale possiamo identificarci per sempre, il cui valore e la cui dignità dipendono da noi stessi prima e molto più che dalla condizione lavorativa o dalle regole imposte dall’esterno. Onorare la nostra professione raccogliendo i suoi insegnamenti credo sia il miglior modo per riempire il vuoto lasciato dalla scomparsa di Lucio Parenzan.




Maria Frigerio
Dipartimento Cardiotoracovascolare “A. De Gasperis”
A.O. Ospedale Niguarda Ca’ Granda, Milano
Editor, Giornale Italiano di Cardiologia
e-mail: maria.frigerio@ospedaleniguarda.it

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Caro Lucio,

è la prima volta in 42 anni, di duro lavoro assieme, che riesco a darti del Tu. In questi ultimi giorni, infatti, tutti i miei colleghi ed amici mi parlano della tua TAC, risonanza magnetica, potenziali evocati e dei parametri che non vanno bene, ed io, in questo momento d’angoscia, non riesco a fare il “dottore”, tuo allievo, ma mi viene meglio essere un tuo amico.
Sono sicuro, Lucio, che ti ricordi quel giorno di novembre del 1972, quando io avevo 24 anni e sono entrato nel tuo studio per chiederti se era possibile frequentare il tuo reparto. Era una giornata tersa di tramontana con il sole e il cielo limpido. Rimasi folgorato dalla bellezza di Città Alta arrivando in macchina, dal fascino della cardiochirurgia e dal tuo carisma simpatico e spiritoso.
Da quel giorno è partita la mia storia umana e professionale, che nel corso degli anni ha avuto trasformazioni continue ma con un filo conduttore che sembrava unirci: ci divertivamo, lavorando.
Certo che, quando ero giovane, ne ho avuti di stimoli da te, Lucio!
Una delle mie prime guardie di notte, avevo 25 anni, un bambino di 5 anni stava andando male nel postoperatorio. Ti ho chiamato, svegliandoti, alle 2 di notte, per avvertirti del problema, ricevendo, come risposta, l’ordine di chiamarti ogni ora, per informarti della situazione. Il bambino la mattina dopo stava meglio. Da quel giorno, ho capito che non bisognava mollare mai.
A 27 anni, il giorno del mio compleanno, ho ricevuto da parte tua il regalo più stimolante della mia vita: un intervento, come primo operatore, su un bambino con tetralogia di Fallot. Impensabile per la quasi totalità dei cardiochirurghi italiani! Quel giorno, hai stimolato in me la voglia di fare qualcosa di ancora più complesso che non si è ancora affievolita.
Negli anni, mi hai mandato a prendere all’aeroporto, decine di volte, personaggi famosi della cardiochirurgia mondiale, durante i tuoi famosi workshop. Ho capito, poi, che quello non era un lavoro da “autista” ma un’occasione unica per confrontarsi con persone speciali.
Dopo una decina di anni che lavoravamo assieme, una sera eri distrutto. Sei andato via alle 10 di sera dall’Ospedale, dopo aver parlato con i genitori di un bimbo di 2 anni, Marco, dicendogli che praticamente non c’erano più speranze. Te lo ricordi, Lucio? Quella volta, ho lavorato tutta la notte, mettendo a frutto tutti i tuoi insegnamenti, ridandoti il sorriso la mattina alle 7, quando ti ho chiamato, dicendoti che il bimbo stava meglio. Per inciso, Lucio, ho rivisto quel bimbo qualche mese fa, adesso ha 29 anni, gioca a pallone, e si è presentato con una fidanzata carinissima e dolcissima.
Grazie, Lucio, perché in questi ultimi giorni ho parlato con tantissimi di quelli che tu chiami i “miei ragazzi”. Tutti sono diventati primari e persone importanti, ma tutti mi hanno raccontato storie simili a quelle che stiamo cercando di ricordare insieme.
Nell’ultimo periodo, Lucio, sei diventato un po’ più fragile ma più dolce, diciamo, simpaticamente fragile. Ti emozioni di più quando ti racconto dei miei interventi e magari dei miei successi. Sei curioso di sapere i particolari tecnici dei miei interventi e dei miei progetti futuri. La conseguenza di tutto ciò è che non posso diventare un “vecchio” del mestiere e continuo a svegliarmi la mattina con la voglia di andare a trovare i miei malati.
Adesso, però, Lucio come facciamo con questi esami che non vanno bene? Penso che anche su questo punto tu abbia qualcosa da dire. Infatti, mi hai lasciato molti “compiti a casa” per il prossimo futuro.
In primis, l’International Heart School. Prima ho sbagliato sulla decina dei “tuoi ragazzi”, in realtà, sono centinaia. Infatti, dai più di 350 ex-studenti della Scuola Internazionale, provenienti da tutto il mondo, ricevo continue richieste di notizie sulla tua salute. Altro che migliaia di interventi! I “tuoi ragazzi” italiani e internazionali ne hanno fatto un numero esponenziale in tutto il mondo, in tutti i paesi.
In secundis, mi obblighi a continuare nella strada da te intrapresa per trasformare i giovani da tecnici di chirurgia a “dottori” di chirurgia.
Ti abbraccio, Lucio, e mi piace pensare che quando ti raggiungerò lassù, ti troverò ben ambientato e mi tempesterai, come al solito, per sapere le ultime novità e cosa ho combinato. Spero che, finalmente, potremo discutere senza fretta e con pace. Altrimenti, Lucio, che “vita eterna” sarebbe!
Con affetto, un abbraccio, tuo Paolo

Paolo  Ferrazzi
Centro per la Cardiomiopatia Ipertrofica e le Patologie Valvolari
International Heart School
Policlinico di Monza
e-mail: paolo.ferrazzi@policlinicodimonza.it

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Il 28 gennaio è deceduto all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo il Professor Lucio Parenzan, pioniere della moderna cardiochirurgia pediatrica italiana. Nato in Istria il 3 giugno del 1924 si laureò a Padova nel 1948. Prime esperienze in Chirurgia Generale nell’Ospedale Burlo Garofalo di Trieste, comprese per primo in Italia la necessità di curare i bambini cardiopatici. Come era usuale allora, si recò al Karolinska di Stoccolma e all’Ospedale Pediatrico di Pittsburgh negli Stati Uniti per la formazione. Poi tornato in Italia, iniziò a Milano la sua carriera. Nel 1964 si trasferì a Bergamo, dove diresse la Divisione di Cardiochirurgia Pediatrica fino al 1994. E poi il volontariato in Africa con Gino Strada di Emergency e a Bergamo nel Poliambulatorio dell’Opera San Francesco.
Pioniere della moderna cardiochirurgia intuì che i piccoli cardiopatici congeniti dovevano essere operati il più presto possibile non solo per ripristinare precocemente una normale circolazione cardiaca ma anche per evitare ripercussioni psicologiche sui bambini. Eccellenti sono stati i risultati da lui ottenuti nella chirurgia del Fallot.
Con la sua guida il Centro Cardiochirurgico di Bergamo divenne il più importante nel nostro Paese e a lui si rivolgevano moltissimi genitori con figli cardiopatici da tutte le province italiane. Ha eseguito oltre 15 000 interventi cardiochirurgici a cuore aperto, utilizzando le nuove tecniche che di volta in volta si realizzavano nel mondo.
Il 23 novembre 1985 il gruppo di Lucio Parenzan eseguì il terzo trapianto cardiaco in Italia e in seguito altri 349.
Grazie al suo impegno professionale la Cardiochirurgia Pediatrica di Bergamo divenne famosa nel mondo, tanto che, in occasione del Congresso Mondiale di Cardiochirurgia Pediatrica, il chirurgo americano Albert Starr, inventore della prima valvola cardiaca artificiale, definì il reparto di Bergamo il più grande Centro di Cardiochirurgia Pediatrica del mondo.
Il Professor Parenzan è stato docente di Cardiochirurgia all’Università di Milano. Cittadino onorario della città di Bergamo, medaglia d’oro per la sanità pubblica, nel 1989 fondò l’International Heart School, dove si formarono i suoi numerosi allievi che diventarono poi primari in Italia e all’estero.
Veniva spesso a Trieste per salutare gli amici cardiologi (Fulvio Camerini, Sabino Scardi, Gianfranco Sinagra, Andrea Di Lenarda) e cardiochirurghi triestini (Bruno Branchini, Bartolo Zingone, Aniello Pappalardo). Partecipò, con suggerimenti opportuni, alla costituzione dell’Associazione Amici del Cuore di Trieste e fu nominato membro del Comitato Tecnico. Ma forse l’incontro più importante fu quello con i genitori dei numerosi bambini triestini e della Regione Friuli-Venezia Giulia che, con una targa, espressero all’istriano Professor Lucio Parenzan il loro grazie per aver riportato i propri figli alla guarigione delle loro cardiopatie congenite, ed erano tanti.
La curiosità, l’audacia, la lungimiranza erano marchi indelebili della sua personalità.

Sabino Scardi
Scuola di Specializzazione in Cardiologia, Trieste
e-mail: sabino.scardi@libero.it