Edoxaban nella fibrillazione atriale: lo studio ENGAGE AF-TIMI 48

Giuseppe Di Pasquale, Letizia Riva

Riassunto. Edoxaban, inibitore diretto del fattore X attivato, è un nuovo anticoagulante orale (NAO) per la prevenzione dell’ictus e delle embolie sistemiche nella fibrillazione atriale (FA) non valvolare. Nell’ENGAGE AF-TIMI 48, edoxaban è stato confrontato, in doppio cieco e in double-dummy, con il warfarin a dosi aggiustate (INR 2.0-3.0) in monosomministrazione giornaliera ai dosaggi di 60 e 30 mg/die in pazienti affetti da FA non valvolare a rischio tromboembolico moderato-alto. Entrambi i regimi terapeutici di edoxaban hanno dimostrato la non inferiorità rispetto a warfarin, con una incidenza annuale di ictus ed embolie sistemiche dell’1.18% con edoxaban 60 mg (p<0.001 per non inferiorità, p=0.02 per superiorità) e dell’1.61% con edoxaban 30 mg (p=0.005 per non inferiorità) vs 1.50% con warfarin.
Sotto il profilo della sicurezza i due dosaggi di edoxaban sono risultati superiori a warfarin, determinando una significativa riduzione delle emorragie maggiori (2.75% per edoxaban 60 mg e 1.61% per edoxaban 30 mg vs 3.43% per warfarin, p<0.001). In linea con gli altri NAO, edoxaban ha inoltre dimostrato di ridurre in maniera significativa le emorragie intracraniche, circa del 50% al dosaggio di 60 mg e del 70% al dosaggio di 30 mg (p<0.001). L’utilizzo di edoxaban è inoltre risultato associato ad una significativa riduzione della mortalità cardiovascolare (tasso annuale 2.74% con edoxaban 60 mg e 2.71% con edoxaban 30 mg vs 3.17% per warfarin, p≤0.01 per superiorità).
Rispetto agli altri NAO edoxaban presenta il vantaggio della monosomministrazione giornaliera e della possibilità di individualizzazione del trattamento con due dosaggi ben studiati (60 e 30 mg/die). Inoltre, edoxaban è stato testato sulla più ampia coorte di pazienti con FA non valvolare, con una terapia anticoagulante orale con warfarin ben condotta e di elevata qualità (tempo mediano in range terapeutico 68.4%, valore più alto ottenuto nei trial con i NAO nei pazienti affetti da FA non valvolare) e per il periodo più lungo di follow-up (mediana 2.8 anni).