TAO e NAO ... e perché non anche VAO? Considerazioni su terminologia ed acronimi degli anticoagulanti orali

L’avvento di dabigatran, rivaroxaban, apixaban ed edoxaban ha creato scompiglio tanto nell’attività dei cardiologi (da sempre abituati a non considerare alternative al warfarin) quanto nella vita dei pazienti anticoagulati (il cui periodico “controllo della fluidità del sangue”, seppure per molti aspetti gravoso, è da molti considerato rassicurante). Ulteriore scompiglio è stato inoltre portato nella terminologia (e negli acronimi) utilizzati per questi farmaci. Fin dal loro apparire, essi sono stati accomunati nella definizione di nuovi anticoagulanti orali (NAO) (o NOAC, secondo l’abbreviazione anglofona di new oral anti-coagulants), in contrapposizione ai datati antagonisti della vitamina K (AVK) (o VKA, secondo la definizione inglese di vitamin K antagonists), rappresentati principalmente dal warfarin.

Man mano che i NAO “invecchiavano”, ci si è resi conto che non era più possibile continuare a definirli “nuovi” e così terminologie (ed acronimi) alternativi sono stati ricercati. Tra questi, la definizione di anticoagulanti orali diretti appare senza dubbio assai pertinente in quanto rimanda al loro peculiare meccanismo d’azione1. A differenza degli AVK, che agiscono indirettamente inibendo la sintesi epatica di fattori emocoagulativi (II, VII, IX e X) adeguatamente funzionanti, i NAO bloccano direttamente, legandosi ad essi, gli specifici fattori della coagulazione attivati IIa (trombina) e Xa. A dispetto di tali premesse, tuttavia, il possibile acronimo AOD che scaturisce dalla definizione precedente non sembra aver riscosso successo, perlomeno nel mondo cardiologico, come pure la possibile alternativa DAO, e cioè “diretti anticoagulanti orali”, nonostante l’assonanza con TAO, che è la comune e diffusa abbreviazione di terapia anticoagulante orale. Neppure l’acronimo di derivazione anglosassone DOAC, e cioè direct oral anti-coagulants, pare infine aver incontrato particolare favore.

Data la popolarità e diffusione che negli anni si è conquistato l’acronimo NAO (o NOAC), è stato pertanto proposto di mantenerlo, cercando tuttavia di conferirgli un significato più appropriato2,3. In particolare, nell’ambito del Working Group on Thrombosis della Società Europea di Cardiologia è stata avanzata la proposta di attribuire all’acronimo NOAC il significato di non-vitamin K antagonist oral anti-coagulants2,3, che rimanda anch’esso al meccanismo d’azione senza più alcun riferimento cronologico. Accettando questa impostazione anche per la lingua italiana, si potrebbe concludere la controversia terminologica semplicemente accettando e condividendo che NAO significhi non-vitamina K antagonisti anticoagulanti orali.

Anche così facendo però, la confusione tassonomica parrebbe non essere completamente risolta. Indipendentemente infatti dal significato attribuito all’acronimo NAO, nella terminologia quotidiana questo viene comunemente contrapposto a TAO. E se quest’ultima abbreviazione viene da sempre identificata con un trattamento a base di AVK (sostanzialmente perché questi farmaci sono stati per lungo tempo gli unici disponibili), non si può oggi disconoscere che la somministrazione a lungo termine di un NAO è a tutti gli effetti una TAO. Tanto che il medico puntiglioso di fronte alla comunicazione che un determinato paziente è in TAO non può astenersi dal domandare: “Ma in TAO con warfarin o con NAO?”. Peraltro, insinuare il dubbio che la somministrazione di NAO possa non essere una TAO potrebbe minare, essenzialmente nei convincimenti del paziente, l’autorevolezza di una terapia che già di per sé non richiede controlli periodici della sua efficacia né particolari attenzioni nell’assunzione di farmaci e/o alimenti. E quindi perché, in assonanza con TAO e NAO, non introdurre l’ulteriore acronimo VAO? In base alle preferenze e consuetudini individuali, VAO potrebbe essere considerato l’abbreviazione tanto di “vecchi anticoagulanti orali” quanto di “vitamina K antagonisti anticoagulanti orali”. Ancora, per chi ama la terminologia anglosassone da queste considerazioni potrebbe scaturire l’acronimo VOAC, a sua volta possibile (e plausibile) abbreviazione di vitamin K antagonist oral anti-coagulants.

Indipendentemente dalla diffusione che l’acronimo VAO (o VOAC) potrà avere nella terminologia medica, le considerazioni fatte sopra forniscono l’occasione per ribadire l’importanza di definizioni e/o classificazioni precise e corrette, in generale ed ancora di più nell’ambito variegato e complesso degli anticoagulanti orali, al fine di rendere la comunicazione semplice, univoca ed universale.

Andrea Rubboli1, Claudio Cuccia2,
Claudio Fresco
3

1U.O. Cardiologia, Ospedale Maggiore di Bologna

e-mail: andrearubboli@libero.it

2Dipartimento Cardiovascolare,
Fondazione Poliambulanza di Brescia

3Dipartimento di Scienze Cardiotoraciche,
Ospedale S. Maria della Misericordia di Udine

BIBLIOGRAFIA

1. Barnes GD, Ageno W, Ansell J, Kaatz S; Subcommittee on the Control of Anticoagulation of the International Society on Thrombosis and Haemostasis. Recommendation on the nomenclature for oral anticoagulants: communication from the SSC of the ISTH. J Thromb Haemost 2015;13:1154-6.

2. Husted S, De Caterina R, Andreotti F, et al.; ESC Working Group on Thrombosis Task Force on Anticoagulants in Heart Disease. Non-vitamin K antagonist oral anticoagulants (NOACs): no longer new or novel. Thromb Haemost 2014;111:781-2.

3. Lip GY, Camm AJ, Hylek EM, Halperin JL, Weitz JI. Non-vitamin K antagonist oral anticoagulants: an appeal for consensus on terminology. Chest 2014;145:1177-8.