In questo numero

processo ai grandi trial




REVEAL: la prevenzione secondaria non è stata ancora ottimizzata

In questo numero del Giornale è stato analizzato lo studio REVEAL del gruppo TIMI, che ha testato l’anacetrapib, farmaco che inibendo la proteina CEPT innalza i livelli di colesterolo HDL, nel tentativo di implementare la prevenzione secondaria nei pazienti affetti da malattia coronarica. Nel trial l’aggiunta del farmaco anacetrapib ad un trattamento intensivo con statina ha raddoppiato i valori di colesterolo HDL e contemporaneamente ha ridotto il livello di colesterolo LDL di circa il 20%. In tal modo è stata ottenuta una riduzione del 9% dell’endpoint combinato di eventi coronarici (infarto miocardico, morte per causa coronarica o rivascolarizzazione coronarica mediante bypass aortocoronarico o angioplastica coronarica). Purtroppo, come spiegano Aldo Pietro Maggioni e Pasquale Perrone Filardi, il risultato favorevole è stato attribuito più alla riduzione della colesterolemia LDL che non all’innalzamento delle HDL. Per questo motivo il farmaco non verrà sviluppato fino alla sua commercializzazione. Rimane da definire la possibilità, testata specificatamente da uno studio in corso (dal-GenE), che questo farmaco possa dare un beneficio in un sottogruppo di pazienti con un profilo genetico specifico. •

editoriale




Gli inibitori di PCSK9 ovvero le difficoltà ad utilizzare i farmaci innovativi

Dopo una dittatura durata 25 anni le statine non sono più gli unici farmaci in grado di abbassare la colesterolemia e ridurre gli eventi cardiovascolari maggiori. Gli inibitori di PCSK9 sono anticorpi monoclonali in grado di ridurre le LDL di oltre il 60% al top dei risultati raggiunti con le statine più potenti e nello studio FOURIER hanno dimostrato di ridurre l’outcome primario del 20%, mentre i risultati dell’ODYSSEY Outcome sono attesi per i prossimi mesi. Bernardo Cortese et al. in questo editoriale si soffermano sulle difficoltà che incontrano i nuovi farmaci, anche se supportati da forti evidenze, nell’inserirsi nella pratica clinica a causa di Piani Terapeutici AIFA particolarmente complessi, che devono essere rinnovati con scadenze brevi e a cui solo selezionati specialisti possono accedere. •

rassegne




Un approccio naturale alla cura dell’ipercolesterolemia: luci e ombre del trattamento con nutraceutici

Il ruolo centrale dell’ipercolesterolemia nella patologia cardiovascolare è attualmente un’evidenza acquisita anche nella popolazione laica. Spesso però soprattutto i pazienti, ma talvolta anche medici non cardiologi, avanzano perplessità rispetto alla terapia con statine e anche con ezetimibe. Senza entrare nel merito di questi aspetti, Elisa Covolo e Claudio Bilato affrontano in modo sistematico e rigoroso l’esistenza dei nutraceutici e il loro ruolo nel trattamento dell’ipercolesterolemia. Le monacoline contenute nei prodotti di fermentazione del riso rosso, la berberina, i fitosteroli, sono alcuni tra i principi attivi più utilizzati dall’industria farmaceutica. La rassegna analizza le caratteristiche delle diverse molecole, i meccanismi farmacologici e gli ambiti terapeutici. Aspetto infine più importante la rassegna descrive i diversi ambiti di impiego clinico, poiché al di là delle classiche indicazioni nei pazienti a basso rischio in prevenzione primaria, esistono contesti clinici più complessi nei quali queste molecole possono trovare uno spazio di utilizzo. La rassegna non può ovviamente affrontare gli aspetti più interessanti relativi alla riduzione degli eventi poiché non sono disponibili dati in merito. •




Geni e cuore

Grazie ai programmi di mappatura del genoma e al continuo progresso nella ricerca genica, il ruolo del cardiologo negli ultimi anni si è profondamente modificato nella gestione delle rare cardiomiopatie e canalopatie. Michele Malagù et al. presentano una rassegna relativa al ruolo attuale della cardiogenetica. La novità nel processo diagnostico-terapeutico è rappresentata dal non considerare solo la malattia del singolo individuo ma di focalizzare l’attenzione sul nucleo familiare, favorendo quindi una diagnosi precoce. Parola chiave del nuovo percorso è l’approccio multidisciplinare caratterizzato dalla collaborazione tra cardiologi, genetisti, biologi molecolari e psicologi per garantire una più efficiente e completa assistenza ai pazienti e alle famiglie. Viene inoltre riportata l’esperienza del Centro di Ferrara che propone un approccio tipo hub and spoke per la gestione della cardiogenetica. •

studio osservazionale




Terapia antitrombotica dopo angioplastica coronarica nel paziente con SCA: se la conosci…

Al contrario di quanto recita un noto adagio popolare, essere in possesso di informazioni su determinati argomenti (ma anche persone!) non serve solo ad evitare le spiacevoli conseguenze negative che possono essere ad essi associati, ma anche (e soprattutto) a conoscere le situazioni (e le persone…), valutarne l’impatto nella quotidianità ed eventualmente impostare dei correttivi. Il contributo di Leonardo De Luca et al. disegna una fotografia aggiornata tratta da due ampi registri nazionali di mondo reale, EYESHOT e SCOPE, dell’impiego degli inibitori del recettore piastrinico P2Y12, e della sua variazione nel corso degli ultimi anni, in pazienti con sindrome coronarica acuta sottoposti ad angioplastica coronarica. I risultati di questa analisi mostrano come l’impiego degli agenti più nuovi (ed efficaci) prasugrel e ticagrelor, sia andato progressivamente aumentando, tanto nel laboratorio di emodinamica quanto alla dimissione, e quindi come la nostra pratica vada progressivamente uniformandosi a quanto oggi raccomandato. Questa modernizzazione della terapia antiaggregante si è anche associata ad una riduzione di eventi avversi ischemici intraospedalieri, tuttavia… •

casi clinici




Shock cardiogeno in corso di sindrome di Kawasaki: una vera rarità

La sindrome di Kawasaki è una patologia rara che colpisce prevalentemente bambini prima dei 5 anni con un picco intorno al secondo anno di vita. Sotto il profilo fisiopatologico si presenta come una vasculite delle arterie di piccolo e medio calibro e può interessare le coronarie in una percentuale variabile fino al 20% dei casi. Il riconoscimento e la terapia con immunoglobuline riduce al 5% circa l’interessamento coronarico. La sindrome di Kawasaki si presenta con sintomi aspecifici e molto comuni nelle malattie pediatriche e proprio per questo motivo risulta subdola e difficile da diagnosticare. Il caso clinico presentato da Giuseppe Vieni et al. descrive una variante ancora più rara della patologia rappresentata dalla “Kawasaki disease shock syndrome”, ossia una forma di presentazione caratterizzata da ipotensione, ipoperfusione, segni di disfunzione multiorgano associati ai segni tipici della sindrome di Kawasaki. •




Una pancardite da Listeria

Il caso clinico presentato da Ester Meles et al. descrive gli effetti cardiaci di una infezione da Listeria monocytogenes, un batterio presente nel suolo, sull’acqua e nella vegetazione, che può contaminare diversi alimenti, tra cui latte, verdura, formaggi molli, carni poco cotte. Nel caso descritto le manifestazioni cardiache sono ampie e multiple (miopericardite, vasospasmo coronarico, vegetazioni/trombi endocavitari, blocchi seno-atriali). Il caso è corredato da un’accurata documentazione iconografica e soprattutto da immagini di risonanza magnetica cardiaca che forniscono un quadro inaspettato di questa infezione. L’approccio iniziale con ecocardiografia transtoracica e transesofagea ha permesso di identificare la presenza di masse endocavitarie ma è stata la prosecuzione delle indagini che ha consentito di caratterizzare appieno l’interessamento miocardico. •

registri




Registro Italiano Pacemaker e Defibrillatori: dati 2016

In questo numero pubblichiamo il Bollettino Periodico del Registro Italiano Pacemaker e Defibrillatori relativo all’anno 2016 a cura di Alessandro Proclemer et al. per conto dell’Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione (AIAC). Si tratta di un appuntamento annuale del Giornale che offre alla comunità cardiologica una fotografia aggiornata sui dati nazionali demografici e clinici relativi agli impianti di pacemaker e defibrillatori. Il Registro Pacemaker evidenzia una sostanziale stabilità per quanto riguarda le indicazioni all’impianto con una netta prevalenza nell’utilizzo della stimolazione bicamerale, mentre la stimolazione biventricolare viene attuata in meno del 2% dei pazienti. Il Registro Defibrillatori evidenzia l’indicazione in prevenzione primaria in oltre due terzi dei casi con un ampio utilizzo dei dispositivi biventricolari, confermando un’elevata aderenza degli aritmologi italiani alle linee guida delle società scientifiche di cardiologia. •