Ricordando i 40 anni della strage di Bologna:
la tragedia che diede impulso alla nascita del 118 in Italia

In quella torrida mattina di sabato 2 agosto 1980, avendo preso servizio da pochi giorni come giovane assistente presso la Cardiologia dell’ospedale Bellaria di Bologna diretta dal compianto Giuseppe Pinelli, ero di turno in ambulatorio quando poco dopo le 10.30 la voce concitata al telefono del Direttore Sanitario ci comunicò che tutti i medici erano allertati per una grave emergenza verificatasi alla stazione ferroviaria: sembrava fosse esplosa una caldaia nel ristorante al primo binario. Il ricordo indelebile delle ore successive è quello delle sirene spiegate delle ambulanze e dello sferragliare degli autobus cittadini che trasportavano nel nostro ospedale valanghe di feriti con lesioni sanguinanti di ogni genere ed in particolare quelli destinati alle sale operatorie della neurochirurgia. L’odore acre della polvere da sparo che impregnava i vestiti dei corpi straziati fece subito intuire a tutti quella che poi si rivelò la drammatica verità della strage, il più grave atto terroristico della storia italiana con 85 morti e oltre 200 tra mutilati e feriti.

Durante l’emergenza ci fu una grande e generosa mobilitazione da parte di tutto il personale sanitario e centinaia di volontari, ma le ambulanze non erano sufficienti e vennero utilizzati mezzi di fortuna: auto private, taxi e autobus. Fu subito chiara la mancanza di un coordinamento e di preparazione per la gestione di una maxi-emergenza. Il 2 agosto 1980 insieme alla rabbia impotente e alle lacrime dalla tragedia nasceva l’idea del 118 alla quale già da mesi si pensava. Marco Vigna, uno dei padri del 118 bolognese, racconta che la telefonata dell’esplosione in stazione arrivò proprio durante una riunione nella quale si stavano discutendo proposte organizzative in tema di emergenza-urgenza sanitaria. In occasione dei mondiali di calcio di Italia ‘90 Bologna attivò per la prima volta in Italia il 118. Il 118 nasceva poi ufficialmente in Italia con il DPR del 27 marzo 1992 ed il sistema bolognese era preso come modello al quale ispirarsi.

Dopo una decina d’anni hanno iniziato a costituirsi in tutte le regioni italiane le reti per l’infarto che hanno consentito in breve tempo di abbattere la mortalità dell’infarto miocardico acuto. All’interno delle reti per l’emergenza coronarica il 118 riveste un ruolo cardine, in particolare con i suoi percorsi “fast” che, saltando il Pronto Soccorso, portano direttamente il paziente in emodinamica per l’angioplastica primaria. Tutto questo a noi cardiologi sembra oggi scontato, ma senza il sistema 118 gli stent e le più potenti terapie antitrombotiche difficilmente sarebbero riusciti a modificare la storia naturale dei pazienti con infarto miocardico acuto. Senza il sistema 118 non avremmo inoltre potuto raccontare tante belle storie di pazienti dimessi dalle Cardiologie con uno stent o un ICD dopo essere stati resuscitati in seguito ad un arresto cardiaco extra-ospedaliero.

Ricordare a distanza di 40 anni la strage di Bologna significa non dimenticare una delle pagine più buie della nostra storia, ma anche ricordare la storia luminosa della gestione dell’emergenza coronarica in Italia che è una delle eccellenze della nostra Cardiologia.


Giuseppe Di Pasquale

Editor