ADDIO A CLAUDIO RAPEZZI, GENIO E MAESTRO ANTICONFORMISTA DELLA CARDIOLOGIA ITALIANA




Il 14 ottobre 2022 il cuore di Claudio Rapezzi ha cessato di battere, ma purtroppo il suo straordinario cervello si era già spento due settimane prima in seguito ad un arresto cardiaco prolungato. Da pochi giorni era andato in pensione, stagione autunnale della vita che non poteva appartenere alle sue categorie mentali, una coincidenza in qualche modo inquietante. L’arresto cardiaco è sopravvenuto mentre stava per collegarsi da casa per una lettura congressuale sull’amiloidosi cardiaca, l’ultima delle sue grandi passioni scientifiche, professionali e di ricerca clinica per la quale era appena tornato da un tour come Visiting Professor in università del Sud America.

Il Professor Rapezzi aveva intelligenza e intuito non comuni e la sua sconfinata cultura cardiologica era affiancata da una profonda cultura umanistica, artistica e letteraria che traspariva in ogni occasione. Ho avuto il privilegio di conoscere Claudio negli anni della specializzazione presso la scuola di cardiologia del grande Professor Magnani e da quel momento è stato per me un riferimento importante e un amico sincero con il quale ho condiviso passioni, successi e momenti difficili in oltre 40 anni di vita professionale vissute sui binari paralleli dell’università e dell’ospedale.

Rapezzi ha spaziato in tutti i campi della cardiologia, iniziando dall’elettrocardiografia rivisitata in chiave moderna, la cardiologia pediatrica, le sindromi coronariche acute, la dissezione aortica, lo scompenso cardiaco, le dislipidemie, per finire con le cardiomiopatie e l’amiloidosi cardiaca per la quale era diventato un opinion leader a livello internazionale.

Rapezzi era il vero Professore universitario, il Maestro con un’attitudine non comune per l’insegnamento e la formazione dei giovani che l’adoravano. Nella sua vita professionale è riuscito a coniugare didattica, ricerca e assistenza, dote questa privilegio di pochi. Claudio era consapevole delle sue capacità non comuni ma nello stesso tempo riusciva a mettere a proprio agio le persone con le quali interagiva. La sua superiorità era acclarata e per questo non generava negli altri ansie da competizione. Le sue relazioni ai congressi costituivano l’happening atteso di ogni evento scientifico. Era capace divertendosi e divertendo di parlare di tutto, anche perché di tutto si occupava con competenza, mescolando con la cardiologia i metodi investigativi di Sherlock Holmes, del commissario Maigret e di Nero Wolfe, la semiologia di Umberto Eco, il dipinto della lezione di anatomia di Rembrandt, i maialini di Botero e le canzoni trasgressive di Vasco Rossi.

Come tutti i geni era anche sregolatezza, insofferente delle regole, specie quelle rigide della routine in ospedale, sbuffando quando seduti vicino nelle lunghe riunioni del comitato etico si discuteva di regole della privacy, contratti delle sperimentazioni cliniche e moduli di consenso informato. Era difficilmente inquadrabile attraverso la rigida metrica delle idoneità universitarie e forse è per questo che essendo nato Professore è diventato Professore Ordinario solo verso la fine della carriera e aveva dovuto lasciare la sua amata Bologna per andare in cattedra a Ferrara.

Era mitico e atipico anche nella vita quotidiana. Rifiutava il cappotto nei rigidi inverni bolognesi preferendo come divisa di ordinanza la giacca blu alternativamente attillata o sovrabbondante in funzione delle sue periodiche oscillazioni di peso. Lui che era amante della buona tavola e delle cene conviviali con gli amici ogni tanto infatti decideva di mettersi a dieta ma i suoi programmi alimentari non erano basati sulle più comuni regole dietologiche e il calo ponderale non era monitorato con la bilancia ma con il calo progressivo delle taglie dei vestiti. Era insofferente alle foto di rito. Per anni in alcuni programmi dei congressi veniva reiterata la sua foto tessera della carta di identità e non avrebbe gradito il santino con la foto ricordo al suo funerale che molti hanno inutilmente cercato. Probabilmente era anche insofferente verso la prevenzione del suo rischio cardiovascolare e forse lui che era un raffinato cultore dell’elettrocardiografia non avrà mai letto con attenzione il suo ECG.

Si dice che a fianco di ogni grande uomo c’è sempre una grande donna e questo è sicuramente vero per il Professor Rapezzi. Marinella Ferlito è la piccola grande cardiologa compagna di una vita che è vissuta per Claudio e dalla quale Claudio traeva sicurezza e sostegno nella sua vulcanica vita professionale.

Grazie Claudio per tutto quello che ci hai generosamente donato e anche per averci regalato momenti di leggerezza attraverso le tue letture arricchite di aneddoti e allegorie raffinate, spesso divertenti, talora irriverenti, mai banali. Ti abbiamo voluto tutti bene e sarà nostro impegno trasmettere il tuo ricordo e i tuoi insegnamenti alla next generation della cardiologia italiana.

Giuseppe Di Pasquale

Editor, Giornale Italiano di Cardiologia