corrispondenza

Risposta. Con la propria lettera al Giornale Italiano di Cardiologia, Rubboli si inserisce molto lucidamente nel copioso dibattito relativo alla carenza di cardiologi che ormai cronicamente affligge le strutture ospedaliere italiane, in particolare quelle più piccole e periferiche e chiama in causa un recente position paper prodotto dagli Stati Generali dell’ANMCO1, che “avallerebbe una strategia incentrata sull’interscambio di cardiologi fra grandi e piccoli ospedali di dubbia efficacia ed efficienza per tentare di ovviare alla scarsa attrattività di questi ultimi” e “fondata sul presupposto di un’equivalenza professionale tra cardiologi (uno-vale-uno) limitativo e non rispondente al vero”. Pur apprezzando il contributo di Rubboli alla ricerca di soluzioni dell’annosa carenza di personale sanitario in ambito cardiologico, a nome degli autori dell’articolo citato1, riteniamo necessarie alcune considerazioni e chiarimenti.

In primis, la classificazione dicotomica tra ospedali “grandi” e “piccoli”, così come il confronto tra prestazione iperspecialistica dei grandi centri Hub e il servizio assistenziale quotidiano erogato dai numerosissimi ospedali Spoke, risulta a nostro avviso riduttivo e fuorviante. Infatti, tali strutture e il personale in esse operante hanno competenze, risorse tecnologiche e logistiche diverse, essendo deputate a mission differenti. Una “omogeneizzazione” tra strutture Hub and Spoke in termini tecnologici e capacità operative determinerebbe di fatto l’annullamento del concetto di “rete” cardiologica, la quale si è dimostrata essere un’ottima strategia assistenziale sia in ambito nazionale che internazionale2-4. D’altro canto, questa distinzione della mission tra il “grande” e il “piccolo” ospedale non significa necessariamente un grado disuguale della qualità della cura, sebbene risulti spesso (ma non sempre) in una differente attrattività per il cardiologo, che peraltro potrebbe trovare anche nel piccolo centro un’elevata soddisfazione professionale e un ambiente di lavoro favorevole.

Concordiamo che “un’equivalenza professionale tra cardiologi (uno-vale-uno)” non sia rispondente al vero, specialmente al giorno d’oggi. L’ultra/sotto-specializzazione ha permesso di creare, ad esempio, cardiologi interamente dedicati solo ad uno specifico ambito diagnostico e/o terapeutico (la gestione di cardiomiopatie genetiche, il trattamento interventistico di cardiopatie strutturali, l’interpretazione dell’imaging avanzato, ecc.), soprattutto nei centri cardiologici di terzo livello o di riferimento regionali e nazionali. Utilizzare tali risorse umane e professionali, che hanno richiesto ingenti investimenti per la formazione, per scopi assistenziali completamente diversi rappresenta un utilizzo scellerato di risorse oltre ad essere fonte di demotivazione per il personale, che sarebbe quindi ancor più indotto a cercare soluzioni lavorative alternative, specialmente verso il settore privato. Nel centro periferico, d’altro canto, è richiesto un bagaglio di conoscenze più “clinico-generaliste”, ma non meno impegnative intellettualmente perché frutto di lunghi studi e soprattutto di tanta esperienza clinica, in modo da garantire un appropriato, efficace ed efficiente percorso diagnostico-terapeutico ad ogni tipo di paziente.

La proposta derivata dal position paper ANMCO sopracitato1 è inerente al possibile interscambio dei soli cardiologi neoassunti (e non dei cardiologi senior, se non su base volontaria) tra strutture Hub e Spoke, garantendo un percorso formativo adeguato a tutti i giovani cardiologi che potrebbero trovare motivi di soddisfazione professionale non solo nel centro Hub, ma anche nelle strutture Spoke territoriali. Queste, infatti, nonostante possano sembrare ad una prima valutazione “meno attrattive”, sono un’ottima palestra per il giovane cardiologo che accingendosi a confrontarsi realmente e non “supervisionato” con i problemi quotidiani della professione, può finalmente applicare in prima persona le conoscenze acquisite alla pratica clinica quotidiana in un contesto spesso difficile ma comunque sfidante.

Nel documento viene riconosciuto che la proposta potrebbe anche rivelarsi inefficace o addirittura controproducente in alcuni casi, ove per esempio sussistano distanze significative o collegamenti disagevoli tra le varie strutture1. Tuttavia, il possibile interscambio temporaneo di personale tra strutture Hub e Spoke, dedicato principalmente al cardiologo neoassunto (o al cardiologo senior su sua specifica richiesta), è anche una valida strategia di potenziamento della rete cardiologica inter­ospedaliera territoriale. Il rafforzamento culturale, scientifico, tecnologico e la condivisione delle conoscenze e delle esperienze professionali tra tutti i cardiologi dello stesso ambito territoriale può infatti fornire solide basi per una rete cardiologica efficiente ed uniformemente aggiornata e permettere, al di là dell’integrazione orizzontale delle diverse strutture cardiologiche, la maturazione professionale e il consolidamento lavorativo dei giovani cardiologi, così da essere pronti ad intraprendere ulteriori processi formativi ultraspecialistici, da una parte o a garantire la continuità assistenziale dei servizi erogati nel territorio, dall’altra. In conclusione, più che “un livellamento verso il basso della qualità della cura attraverso lo scadimento di questa nel grande ospedale”, la proposta del documento ANMCO è un’opportunità per la crescita globale e uniforme del nostro Servizio Sanitario e delle nostre Cardiologie ospedaliere, che tanto ci stanno a cuore.

Marco Zuin1*, Stefania Angela Di Fusco2, Filippo Zilio3, Claudio Bilato4, Fabrizio Oliva5, a nome del Consiglio Direttivo ANMCO

1Dipartimento di Medicina Traslazionale, Università degli Studi, Ferrara

2U.O.C. Cardiologia Clinica e Riabilitativa, Presidio Ospedaliero San Filippo Neri - ASL Roma 1, Roma

3U.O. Cardiologia, Ospedale Santa Chiara, APSS Trento

4U.O.C. Cardiologia, Ospedali dell’Ovest Vicentino, Azienda ULSS 8 Berica, Vicenza

5Cardiologia 1-Emodinamica, Dipartimento Cardiotoracovascolare “A. De Gasperis”, ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda, Milano

*e-mail: drzuin.marco@gmail.com

BIBLIOGRAFIA

1. Zuin M, Di Fusco SA, Zilio F, et al. Position paper ANMCO – Stati Generali ANMCO 2023: La carenza del personale sanitario in ambito cardiologico. G Ital Cardiol 2024;25:115-20.

2. Alviar CL, Hall S, Mebazaa A. Outcomes of patients with cardiogenic shock in hub and spoke centers: the importance of protocol standardization at a network level. J Card Fail 2024;30:576-9.

3. Guiducci U. La rete cardiologica ospedaliera secondo il modello Hub & Spoke. G Ital Cardiol 2003;6:158-62.

4. Steffenino G. Hub, spoke e sindromi coronariche acute. G Ital Cardiol 2006;7:631-4.