NEL CUORE DEGLI ALTRI
di Gabriele Bronzetti

Sansepolcro (AR): Aboca Edizioni; 2024.




“Ho visto mio padre morire di scompenso cardiaco per una malattia della valvola mitrale partita dal mal di gola dell’infanzia. Non era un padre come tutti gli altri e io non potevo essere il suo medico. Allora ho preso il mare e sono andato a cercare la balena bianca che l’aveva menomato. Imbarcarsi se non altro aiuta a non ammazzare qualcuno sulla terraferma”. Comincia così Nel cuore degli altri, il viaggio di Gabriele Bronzetti nei panni del capitano Achab alla ricerca della balena bianca dove rimaniamo travolti dai suoi ricordi, medici e letterari, che mostrano come una diagnosi corretta, al di là del metodo e del rigore scientifico, dipenda anche dall’ostinazione di una mamma abruzzese che ascoltando un presagio salva il figlio da un errore diagnostico, sempre in agguato, come purtroppo non era riuscita a fare Placida Linero, la madre di Santiago nel romanzo Cronaca di una morte annunciata di Gabriel Garcia Marquez, che non aveva dato ascolto al sogno premonitore del figlio.

Gabriele Bronzetti è un medico interessato a comprendere le ansie e le aspettative dei pazienti. Per esempio si chiede cosa succederà dopo aver spiegato ad una giovane coppia che il figlio Francesco nascerà con una gravissima cardiopatia congenita. “I due genitori prenderanno l’A14 per tornare a Rimini e nei centodieci chilometri di buio asfaltato quel suono ecografico li rincorrerà, e continuerà a farlo a casa, nel silenzio della notte, incessante come la sistole e la diastole della risacca sulla battigia”. Per chi ha percorso tante volte la strada verso Rimini, che per i bolognesi è la strada delle vacanze, immaginare l’angoscia di quei giovani genitori durante il viaggio di ritorno è commovente. In quel momento tragico Bronzetti cerca un rifugio immedesimandosi nel professor Dominici, interpretato da Alain Delon in La prima notte di quiete nella sua Rimini in un inverno degli anni ’70, che come lui è angosciato per non essere riuscito a cambiare il destino delle persone che ama.

Bronzetti ci invita a “fuggire” insieme a lui dalle ossessioni e dalle domande – spesso senza risposta – dei pazienti e dei familiari, rifugiandosi nell’arte, nella musica e nel cinema. Da aritmologo pediatrico è preoccupato dal rischio di morte improvvisa, di diagnosi tardive o sbagliate ed è inseguito da quel senso di colpa che ci angoscia quando perdiamo un giovane paziente, ma è anche affascinato dalle molteplici modalità con cui le persone, come i personaggi dei romanzi, reagiscono di fronte ad eventi inattesi come le malattie: da quanti preferiscono autoingannarsi come la Sonja di Zio Vanja fiduciosa di avere davanti “una lunga fila di giorni”, ai “complottisti”, convinti come il commissario Ingravallo di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda, che all’evento “abbiano cospirato una molteplicità di causali convergenti”.

La lettura del libro, scorrevole e intrigante, non è riservata agli addetti ai lavori, perché raccontando i suoi casi clinici, attraverso libere associazioni e originali riletture di romanzi e di film, Bronzetti apre un vaso di Pandora di ricordi, riflessioni ed emozioni. E così lungo i 21 capitoli del libro spaziamo dal racconto della morte improvvisa che sconvolge la vita della doppia Veronica di Krzysztof Kieslowski, all’enigmatico dipinto di Frida Kahlo, dove una donna ha il cuore aperto e un’altra chiuso, alla sorprendente rappresentazione della fibrillazione atriale “resa da corni, violoncelli e dal tremolio dei violini” nella nona sinfonia di Gustav Mahler. E siamo incuriositi di andare a riascoltare quel battito cardiaco che, come uno stetoscopio amplificato, si ripete ossessivamente nell’album The dark side of the moon dei Pink Floyd.

Nel complesso Gabriele Bronzetti, e qui si riconosce l’imprinting del nostro comune maestro il professor Bruno Magnani, dimostra di provare empatia e compassione per i suoi pazienti, di cui rispetta il dolore, i dubbi, le domande ingenue, le ansie e le fragilità. Con la leggerezza della sua prosa si immerge nella solitudine del medico che deve sfidare quotidianamente il destino avverso della malattia e cerca a suo modo di alleviarla.

Come scriveva Philip Roth in Lezioni di anatomia “quando fai il medico sei solo. Quando ti chini sul suo letto – anche se hai una grande pratica ed esperienza – sei sempre solo con te stesso e i tuoi limiti... e sei consapevole che la tua memoria, il tuo stile, la tua intelligenza, i tuoi sentimenti, le tue osservazioni, le tue sensazioni e la tua comprensione non bastano mai”.

Stefano Urbinati

U.O.C. Cardiologia, Ospedale Bellaria, Bologna

e-mail: stefano.urbinati@ausl.bologna.it