L'insufficienza cardiaca cronica sul territorio in Italia: analisi delle modalità di gestione clinica e dei bisogni dei medici di medicina generale
Razionale. L’insufficienza cardiaca (IC) è uno dei maggiori problemi clinici e sociali che i sistemi sanitari sono chiamati ad affrontare. I medici di medicina generale (MMG) sono importanti nella gestione dei pazienti affetti da IC soprattutto per la possibilità di un precoce riconoscimento della malattia e l’adeguato trattamento a lungo termine. Scopo del presente lavoro è quello di valutare come i MMG in Italia diagnosticano e curano l’IC ed indagare sui principali ostacoli che incontrano al miglioramento del governo clinico della malattia.
Materiali e metodi. La valutazione dei comportamenti clinici e degli ostacoli principali è stata effettuata somministrando una versione modificata del questionario Euro-HF ad un campione nazionale di 385 MMG partecipanti ad incontri di aggiornamento professionale.
Risultati. Su un totale di 389 042 assistiti, i 385 MMG hanno dichiarato di curare 9263 pazienti con IC (prevalenza 2.4%, 24 pazienti con IC/medico). La diagnosi viene effettuata nel 14% solo in base ai sintomi, nel 57% in base ai sintomi e segni, solo il 12% dei MMG formula la diagnosi dopo conferma strumentale ed il 17% solo dopo parere specialistico. Il 42% dei MMG ha libero accesso alla prenotazione dell’ecocardiogramma mentre solo il 14% ha la possibilità di richiedere direttamente il dosaggio dei peptidi natriuretici. La percentuale di utilizzo dei farmaci è la seguente: diuretici 91% (diuretici dell’ansa 80%, tiazidici 11%), inibitori del sistema renina-angiotensina 87% (inibitore dell’enzima di conversione dell’angiotensina 75%, AT1-inibitore 12%), digitale 34%, betabloccanti 33%, antialdosteronici 23%. I farmaci ritenuti a più alta probabilità di produrre effetti avversi sono i digitalici (51%), i betabloccanti (48%) ed i diuretici (47%), molto meno gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (17%) e gli antialdosteronici(14%). Il 57% dei MMG consulta lo specialista cardiologo per attivare la terapia con betabloccanti, il 46% per il monitoraggio della terapia. Il 70% dei MMG ritiene soddisfacente la gestione dei pazienti con IC. Le priorità indicate dai MMG per migliorare la gestione dei pazienti con IC sono la possibilità di accesso diretto e rapido agli esami strumentali e alla consulenza specialistica. Ai cardiologi richiedono maggiore disponibilità di tempo ed una più chiara e dettagliata documentazione clinica.
Conclusioni. La gestione dell’IC nell’ambito della medicina generale è subottimale, soprattutto nell’approccio diagnostico e nell’utilizzo dei betabloccanti. Tale comportamento sembra in buona parte condizionato dagli aspetti organizzativi, quali la difficoltà di accesso diretto agli esami strumentali e di laboratorio, la difficile comunicazione con il cardiologo ospedaliero, la difficile interpretazione dei referti cardiologici.