Il controllo glicemico intensivo nel diabete di tipo 2: è dannoso, superfluo e forse utile nella riduzione del rischio cardiovascolare?
Il diabete di tipo 2 rappresenta un importante fattore di rischio cardiovascolare. L’iperglicemia caratterizza la malattia e sono stati identificati numerosi meccanismi molecolari attraverso i quali l’iperglicemia può danneggiare la parete vascolare e promuovere la formazione e lo sviluppo della placca aterosclerotica. Se l’iperglicemia è un fattore di danno per la parete vascolare, ridurre l’iperglicemia e riportare i soggetti diabetici a condizioni di quasi normoglicemia dovrebbe risultare in una significativa ed importante riduzione delle complicanze macrovascolari. Tuttavia, 3 studi clinici recenti su ampia popolazione, disegnati proprio per dimostrare l’efficacia del controllo glicemico intensivo sulla riduzione degli eventi vascolari, non solo non sono riusciti ad ottenere tale dimostrazione ma hanno addirittura generato il sospetto che il controllo glicemico intensivo possa essere pericoloso. Il presente articolo discute in maniera critica i risultati di questi trial sottolineando come la tipologia dei pazienti arruolati, la breve durata del follow-up, la prevalenza di ipoglicemia e le strategie di trattamento usate possono aver influenzato i risultati ed impedito la dimostrazione di un beneficio legato al controllo glicemico intensivo. Si conclude che nuovi trial di intervento su coorti più giovani ed esenti da danno vascolare già causato da un diuturno scompenso metabolico potranno forse fornire risposte più definitive. Questi trial dovrebbero essere condotti adoperando agenti normoglicemizzanti di concezione più moderna che non espongano i pazienti al rischio di ipoglicemia o di aumento di peso e che, anzi, possano favorire il calo ponderale.