L'imaging della placca vulnerabile: siamo vicini al suo ingresso nella pratica clinica?
L’aterosclerosi è una malattia degenerativa progressiva che va occasionalmente incontro ad una transizione repentina da una condizione cronica all’instabilità clinica a seguito di un processo di rottura della placca e successiva trombosi. Negli ultimi anni si sono chiariti gli elementi morfologici che predispongono all’instabilizzazione delle lesioni coronariche. Secondo lo schema fisiopatologico più frequente si verifica la rottura della capsula fibrosa che separa il core lipidico della placca in circolazione, determinando l’esposizione di componenti altamente trombogeni, favorendo la formazione di un trombo che talvolta può occludere il vaso. La morfologia della placca aterosclerotica assume pertanto un ruolo importante e, insieme ad elementi di tipo sistemico, come l’infiammazione o alterazioni del sistema emocoagulativo, può individuare i soggetti a rischio di infarto.
Negli ultimi anni sono state sviluppate tecniche di imaging coronarico in grado di studiare ad alta risoluzione le componenti morfologiche delle lesioni vulnerabili ed abbiamo la ragionevole certezza che nell’immediato futuro queste forniranno preziose informazioni sulla fisiopatologia dell’aterosclerosi e le cause dell’infarto.
È ipotizzabile nei prossimi anni lo sviluppo di una tecnica di imaging in grado di individuare gli aspetti di vulnerabilità più importanti. Una volta generato uno score per definire il rischio specifico di una determinata lesione di procedere verso l’instabilizzazione e, potenzialmente, verso un evento infartuale, si potrà impiegare la metodica per studiare la vulnerabilità della placca. A tal proposito la tomografia a coerenza ottica è sicuramente la tecnica più promettente.
È pertanto possibile che, in un futuro non lontano, abbinando informazioni morfologiche al campionamento di marcatori plasmatici di vulnerabilità si possa identificare il rischio infartuale di un paziente.