Il controllo glicemico in unità coronarica: valore prognostico e nuove strategie terapeutiche
Il diabete mellito tipo 2 e le sindromi coronariche acute sono patologie fortemente interconnesse, in cui l’insulino-resistenza e l’iperinsulinemia compensatoria, l’infiammazione, il danno microvascolare e lo stato protrombotico rappresentano comuni elementi fisiopatologici. I risultati di recenti studi clinici hanno dimostrato che il mantenimento della normoglicemia attraverso il trattamento infusionale con insulina può migliorare morbilità e mortalità in pazienti ricoverati in unità di terapia intensiva. La prevenzione della tossicità esercitata dall’iperglicemia è il principale meccanismo dell’effetto benefico dell’insulina in questi pazienti. Tuttavia le difficoltà pratiche gestionali del controllo glicemico aggressivo con insulina infusionale e il frequente verificarsi di pericolosi episodi ipoglicemici hanno indotto a considerare l’impiego di farmaci alternativi per il controllo glicometabolico nel paziente acuto. Le incretine, quali glucagon-like peptide 1 e suoi analoghi, e farmaci che inibiscono la loro degradazione sono farmaci di recente introduzione, in grado di aumentare la risposta insulinica dopo ingestione di glucosio. L’ottimo controllo della glicemia esercitato da questi nuovi farmaci, la dimostrata capacità di esplicare un effetto protettivo sul miocardio dopo l’evento ischemico, la presenza di ridotti effetti collaterali e una migliore aderenza terapeutica con essi da parte dei pazienti sono i presupposti per il loro impiego nella gestione dell’iperglicemia nel paziente acuto in generale e nel paziente con sindrome coronarica acuta in unità coronarica in particolare. I cardiologi dovrebbero cominciare a conoscere questi farmaci per il loro possibile futuro impiego nelle sindromi coronariche acute negli anni a venire.