La digitale: un farmaco da dimenticare?
Per oltre 200 anni la digitale è stata considerata di fondamentale importanza nel trattamento dell’insufficienza cardiaca e della fibrillazione atriale.
I dati del registro italiano IN-CHF sullo scompenso cardiaco dimostrano che la sua prescrizione si è ridotta dal 63.3% del quinquennio 1995-1999 al 40% del quinquennio 2000-2005, in controtendenza rispetto agli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina, ai sartani e ai betabloccanti.
Il valore commerciale della digitale è molto più basso di altri farmaci e questo sembra non suscitare l’interesse delle aziende farmaceutiche. Questa purtroppo è una regola del mondo degli affari.
Per molti anni le più comuni indicazioni alla digitale sono state l’insufficienza cardiaca e la fibrillazione atriale. Lo studio più importante sull’uso della digitale nello scompenso è il DIG trial (1997), che non ha dimostrato differenze significative rispetto al placebo se si considera la mortalità globale. C’era invece una differenza significativa relativa alla riduzione dei ricoveri in ospedale. Gli studi post-hoc hanno dimostrato effetti benefici anche sulla sopravvivenza quando i livelli di digossinemia si mantengano tra 0.5-0.9 ng/ml.
In conclusione, la digitale dovrebbe essere considerata efficace nel trattamento dell’insufficienza cardiaca, tuttavia le modalità di somministrazione come anche i valori considerati normali di digossinemia dovrebbero essere aggiornati.