Due decadi di storia dei trial con statine tra endpoint clinici, intermedi e surrogati
Negli ultimi 20 anni i trial clinici condotti con statine hanno dimostrato la proporzionalità diretta che esiste tra valori di colesterolo LDL e rischio di eventi cardiovascolari e l’efficacia di queste molecole nel ridurre l’entità di tale rischio. Il beneficio derivante dal trattamento con questi farmaci è evidente sia in prevenzione primaria che secondaria, in pazienti ad alto e basso rischio cardiovascolare, con aterosclerosi manifesta o subclinica ed in pazienti con valori normali di colesterolemia. Nonostante ciò la frequenza di eventi cardiovascolari, nelle popolazioni trattate rimane elevata rendendo necessari interventi efficaci nel controllo di altri fattori di rischio, quali, ad esempio, i livelli di colesterolo HDL. Gli effetti terapeutici delle statine appaiono, comunque, più complessi di quelli puramente ipocolesterolemizzanti: analisi post-hoc di trial clinici ed osservazioni da studi epidemiologici hanno fatto postulare un possibile beneficio del trattamento con questi farmaci in popolazioni più ampie di soggetti. Recentemente, con lo studio JUPITER, appaiono ampliate le indicazioni al trattamento con statine in prevenzione primaria ai pazienti con valori elevati di proteina C-reattiva e colesterolemia normale. Nel campo dello scompenso cardiaco, dell’insufficienza renale terminale e della stenosi aortica, invece, non sono stati dimostrati benefici in termini di riduzione di mortalità.