Forame ovale pervio ed emicrania: relazione causale o casuale?
La chiusura del forame ovale pervio (FOP) costituisce attualmente uno degli ambiti più promettenti e controversi della cardiologia interventistica, con interventi, indicazioni e letteratura scientifica in crescita vertiginosa. Sebbene la procedura sia considerata relativamente sicura ed efficace, non è scevra di complicanze, e il rapporto costi-benefici non sempre favorevole. Parziali sono inoltre i dati di follow-up sulla persistenza dei vantaggi e la sicurezza a distanza di tempo.
Dall’ictus criptogenetico giovanile, le iniziali applicazioni di questa procedura si sono estese sino a comprendere, tra gli altri, pazienti affetti da emicrania refrattaria alla terapia medica. La prevalenza di FOP nei pazienti con emicrania è superiore a quella della popolazione generale, dato che ne suggerirebbe un possibile ruolo causale. La fisiopatologia di questa patologia e le evidenze scientifiche a supporto dell’occlusione percutanea sono ancora lontane dall’essere esaustivamente ed univocamente delineate, ma una tendenza al miglioramento dei sintomi dopo chiusura è stata sottolineata più volte da studi retrospettivi. Tra gli studi clinici sull’emicrania l’unico randomizzato (MIST) non ha tuttavia dimostrato alcun beneficio derivante dalla chiusura del FOP sia sulla frequenza che sull’intensità degli episodi di emicrania. Fondamentale sarà la ricerca di criteri di selezione per i pazienti che più verosimilmente beneficeranno dell’intervento rispetto ad altri.
Scopo di questa breve rassegna è focalizzare gli aspetti fisiopatologici e diagnostici fondamentali dell’emicrania, definirne la relazione con il FOP, e rivalutare alla luce degli studi pubblicati, eventuali indicazioni alla chiusura percutanea.