La fibrillazione e il flutter atriale nell'atleta
La fibrillazione atriale (FA) è una delle aritmie di più frequente riscontro nella popolazione generale, con un’incidenza di circa lo 0.1% all’anno ed una prevalenza media dello 0.95%. I valori di prevalenza variano a seconda dell’età e risultano molto bassi (0.1-0.2%) al di sotto dei 55 anni, fascia di età in cui maggiormente si concentrano i soggetti che praticano attività sportiva. La FA può insorgere in cuori strutturalmente sani o nell’ambito di una cardiopatia. Può essere un sintomo di patologie insidiose come la miocardite, la cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro, la cardiomiopatia dilatativa, la sindrome di Brugada, ecc., che pertanto vanno escluse. L’idoneità ad un atleta con FA parossistica o persistente in assenza di cardiopatia può essere concessa quando è esclusa una cardiopatia sottostante, è stata individuata e rimossa un’eventuale causa scatenante, non vi è rapporto di causa-effetto tra attività sportiva ed aritmia, non è dimostrabile una malattia del nodo del seno né vie anomale, l’attacco aritmico non è molto frequente e non induce sintomi significativi e quando il soggetto non è in terapia anticoagulante.