Quanto sono compatibili i farmaci con l'attività atletica
La concessione dell’idoneità sportiva agonistica, obbligatoria per la legislazione italiana, che riguarda classi di età, dalla pediatrica all’anziana (master), coinvolge milioni di atleti in molti dei quali è possibile durante la carriera sportiva l’assunzione di farmaci prescritti a scopo terapeutico od autogestiti (farmaci illeciti della lista della World Anti-Doping Agency annualmente aggiornata). Tali farmaci possono interferire con l’iperstimolazione adrenergica dell’attività atletica, avere conseguenze sfavorevoli cardiovascolari, aritmiche, miocardiche, coronariche, tensive arteriose, da deficit di circolo e possono incidere sulla performance atletica. La possibilità di effetti cardiovascolari indesiderati è maggiore nelle non infrequenti co-assunzioni di farmaci soprattutto se ad analogo destino metabolico (ad es. citocromiale epatico P450) con effetti inibitori od induttori e conseguenti livelli plasmatici alterati. Sono possibili conseguenze cliniche imprevedibili, quali ad esempio slatentizzazione di potenzialità torsadogeniche fino alla non infrequente sindrome del QT lungo acquisito. È perciò necessario per ogni farmaco assunto, soprattutto se in associazione, da parte dell’atleta competitivo conoscerne almeno a larghe linee le proprietà farmacocinetiche, il meccanismo d’azione, gli effetti interferenziali con l’attività agonistica e farmacologica in generale, valorizzando possibili marker clinici, elettrocardiografici, di laboratorio, di sospetta azione tossica che comporti l’interruzione della terapia e provvedimenti decisionali.