L'imaging della placca vulnerabile
L’aterosclerosi è una malattia degenerativa dinamica che può avere una transizione repentina da una condizione cronica all’instabilità clinica a seguito di un processo di rottura della placca e sovrapposizione trombotica. Le lesioni a rischio di instabilità sono oggi descritte dal termine “placca vulnerabile”, cioè una lesione con un’alta probabilità di divenire in futuro responsabile di un evento acuto. Le metodiche diagnostiche e di screening attualmente disponibili sono insufficienti ad identificare queste lesioni. La ricerca nel corso degli ultimi anni si è indirizzata verso due diversi filoni: da un lato verso lo sviluppo di tecniche di immagine non invasive, per uno screening rapido di diagnosi di malattia coronarica in soggetti a medio-basso rischio, dall’altro verso l’implementazione di tecniche invasive di imaging a risoluzione microscopica che operano in stretta contiguità con la parete coronarica, associate alla coronarografia. Alcune tecniche (ecografia intracoronarica, tomografia a coerenza ottica) di recente introduzione clinica permettono di catturare in vivo la sequenza dei cambiamenti della placca. Per la prima volta abbiamo oggi la possibilità di misurare lo spessore del cappuccio fibroso, la presenza di neovasi e probabilmente la densità dei macrofagi, identificando le placche a maggior profilo di rischio. Le modalità di immagine possono permettere di seguire l’evoluzione della patologia aterosclerotica (volume della placca, spessore del cappuccio, numero delle placche a cappuccio sottile) valutando progressione e regressione ed efficacia dei trattamenti.