La stratificazione del rischio di morte improvvisa: dobbiamo considerare solo la frazione di eiezione?
La morte improvvisa è una delle principali cause di morte nei paesi industrializzati. Vi sono solide evidenze cliniche che il defibrillatore impiantabile sia l’unico strumento terapeutico efficace nel prevenire la morte improvvisa e nel ridurre la mortalità nei pazienti a rischio elevato.
Abbiamo ormai definitivamente validato la strategia terapeutica ma non abbiamo ancora individuato con altrettanta efficacia i pazienti che con maggiore probabilità potranno beneficiare di tale terapia. La stratificazione del rischio di morte improvvisa rappresenta pertanto uno dei maggiori argomenti non risolti della cardiologia moderna.
Le attuali linee guida identificano la frazione di eiezione quale unica variabile strumentale cui affidare la nostra capacità di stratificazione del rischio di morte improvvisa. Per quanto dagli studi clinici “vecchi e nuovi” emerga con forza che la riduzione della frazione di eiezione sia il predittore singolo più potente e consistente di mortalità totale e di morte improvvisa indipendentemente dalla sua eziologia, riteniamo che non possa essere considerata un predittore gold standard indiscutibile: manca di sensibilità e di specificità nella capacità di predire la morte improvvisa.
È verosimile che molti fattori oltre alla frazione di eiezione influenzino la prognosi dei pazienti e vi sono numerose evidenze che suggeriscono che la riduzione della frazione di eiezione sia un fattore di rischio solamente quando presente in combinazione con altri fattori di rischio.
La terapia con defibrillatore impiantabile è costosa e associata a possibili complicanze. Abbiamo quindi bisogno di migliori metodi per la stratificazione del rischio dei nostri pazienti affinché possiamo aumentare la reale costo/efficacia delle attuali e future opzioni terapeutiche.