Terapia non farmacologica dello scompenso cardiaco: l'ultrafiltrazione
Nelle fasi di scompenso congestizio, l’uso dei diuretici ad alto dosaggio comporta in molti casi il fenomeno della resistenza, dovuto a vari fattori. L’ultrafiltrazione è un trattamento sostitutivo della funzione renale, oggi applicabile fuori dal reparto di emodialisi, grazie ad una nuova tecnologia semplificata e dedicata al cardiopatico. La produzione di ultrafiltrato avviene attraverso una circolazione extracorporea in cui è inserito un filtro semipermeabile, l’accesso vascolare è veno-venoso, mentre la stabilità circolatoria è garantita a livello dei capillari polmonari e sistemici dal “refilling” plasmatico che ripristina la volemia.
Il trattamento con ultrafiltrazione di pazienti con scompenso congestizio severo, resistente ai diuretici, è in grado, in poche ore, di ridurre gli edemi, migliorare i sintomi e la performance cardiaca, ripristinare la diuresi e la risposta ai diuretici, correggere l’iponatriemia e ridurre l’attivazione neuroumorale. La letteratura pubblicata documenta le basi scientifiche dei benefici in termini di meccanismi fisiopatologici che si innescano con la seduta di ultrafiltrazione e si mantengono nel periodo successivo. Recenti studi randomizzati, di cui uno numericamente consistente, evidenziano gli effetti benefici anche a medio termine, con riduzione di nuovi episodi di instabilizzazione congestizia e di riospedalizzazioni.