La claudicatio intermittens in Italia. Lo studio Peripheral Arteriopathy and Cardiovascular Events (PACE)
Razionale. La nostra conoscenza sulla prevalenza e la storia naturale della claudicatio intermittens in medicina generale deriva pressoché esclusivamente da studi condotti in nord Europa e Nord America. Lo scopo di questo articolo è di confrontare i risultati dello studio Peripheral Arteriopathy and Cardiovascular Events (PACE), il primo ad esaminare l’epidemiologia dell’arteriopatia obliterante degli arti inferiori in Italia, con quelli osservati in altri paesi occidentali.
Metodi. A tutti i soggetti appartenenti alle liste di sette medici di medicina generale, di età compresa tra i 40 e gli 80 anni (n = 4352), fu somministrato il questionario di Rose. Coloro che riportavano dolore alle gambe durante il cammino (n = 760), furono sottoposti ad esame Doppler e la diagnosi di claudicatio intermittens fu confermata da un valore di indice pressorio caviglia/ braccio <0.90 o velocità di flusso ridotte. Per ogni paziente, tre controlli, omogenei per età e sesso, furono selezionati in maniera casuale tra i soggetti negativi al questionario.
Risultati. La prevalenza della claudicatio (1.6%) e delle patologie cardiovascolari ad essa associate (34%) in Italia sono risultate più basse che nel Regno Unito, in Olanda e nel Nord America. Nessuna differenza, invece, è stata osservata per quel che concerne la mortalità, che è stata molto elevata (rischio relativo 4.08; intervallo di confidenza 1.50-10.84, p = 0.006).
Conclusioni. A tale riguardo è importante il dato che i pazienti dello studio PACE, i quali furono seguiti esclusivamente dal loro medico di medicina generale per tutta la durata del follow- up, non ricevevano un adeguato trattamento del rischio cardiovascolare. I medici di medicina generale sono il primo riferimento per i soggetti con claudicatio intermittens e, pertanto, hanno un ruolo fondamentale nella diagnosi precoce della malattia e nella riduzione del rischio cardiovascolare ad essa associato. È necessario, quindi, che campagne informative siano ad essi rivolte affinché non sottovalutino tale patologia e il rischio che essa comporta.